Home sito | Copertina | Indice |            « Indietro Pagina [34] di 43 Avanti »
Neuroscienze e apprendimento: imitazione e didattica alla luce della scoperta dei neuroni specchio
Nella prima infanzia, oltre all’apprendimento dei gesti, delle azioni e degli atti motori in generale è di fondamentale importanza anche l’apprendimento dell’imitazione vocale. Come dimostrano gli studi di S. Pawlby, i suoni che il neonato emette nei primi mesi di vita e i suoi vocalizzi hanno un ruolo essenziale nel rapporto madre-bambino. È molto importante che l’adulto ripeta questi suoni: imitare queste produzioni vocali rappresenta un rinforzo positivo, che incentiva il comportamento del bambino. Tuttavia, l’imitazione vocale non riguarda solo i genitori ma anche, e soprattutto, i bambini.

Secondo Kuhl e Meltzoff affinché i bambini siano in grado di riprodurre i suoni, bisogna che sia presente la consapevolezza che esiste una relazione tra i movimenti del proprio apparato vocale e il suono. L’acquisizione di questa consapevolezza è possibile grazie a quella che viene definita “cooing”, una produzione spontanea di suoni infantili che assomiglia alle vocali e che comincia circa a quattro settimane di vita. L’imitazione delle espressioni sonore prodotte, offre al bambino la possibilità di conoscere la propria lingua e di entrare a far parte della comunità dei parlanti: imitare le espressioni degli altri è un aspetto di fondamentale importanza per l’acquisizione del linguaggio.
Durante le produzioni linguistiche nei primi mesi di vita del bambino, la madre scandisce molto più lentamente le parole tramite il “maderese”, che corrisponde ad una tipologia di linguaggio usata spontaneamente dagli adulti per adeguarsi alle capacità dei bambini molto piccoli e facilitare loro l’acquisizione del linguaggio, talvolta tramite movimenti amplificati della bocca e delle labbra. In questo modo viene sollecitata la capacità di ascolto del neonato: viene chiamata in causa quella che Zlatev definisce come bodily mimesis, la forma di intersoggettività primaria che vede coinvolta la capacità empatica del neonato.
Ulteriori studi hanno dimostrato come l’imitazione vocale crei un particolare stile conversazionale tra madre e bambino e come questo influenzi l’acquisizione del linguaggio.
Il linguaggio non viene appreso esclusivamente tramite la maturazione dell’apparato vocale, ma si sviluppa all’interno di uno specifico contesto relazionale-affettivo.
I bambini infatti riescono a comprendere il significato delle parole dei genitori, i nomi degli oggetti o delle persone intorno a loro molto tempo prima di cominciare a parlare.

Recenti studi hanno avvalorato ulteriormente questa ipotesi, dimostrando come l’area di Broca (una particolare area del cervello) sia coinvolta nell’apprendimento e nell’evoluzione del linguaggio.
Questa area, che si attiva durante l’esecuzione dei comportamenti imitativi e che contiene neuroni specchio, ha contribuito ad una nuova considerazione del rapporto tra linguaggio e cognizione.
Grazie al coinvolgimento dell’area di Broca nell’acquisizione del linguaggio e alla scoperta dei neuroni specchio, è stato possibile dimostrare che la cognizione e il linguaggio sono due aspetti fortemente correlati con le nostre azioni e con il nostro corpo.

Le scoperte sull’imitazione precoce neonatale hanno contribuito ad avvalorare le teorie riguardo al rapporto tra madre e figlio.

Tuttavia, diversi studiosi hanno “abbandonato” il filone di ricerca che sosteneva che l’attaccamento alla madre nei primi mesi di vita fosse cruciale per il bambino e che un distacco da essa potesse causare negli anni comportamenti di disagio e disadattamento.
Recentemente è stata messo in discussione la teoria secondo cui lo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale sia un compito esclusivo della madre, spostando il focus dell’attenzione sul rapporto e sull’imitazione tra pari.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 15, Numero 2, anno 2019
34
            « Indietro Pagina [34] di 43 Avanti »