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L’unità gestante-feto
In questi ultimi decenni vari studiosi hanno focalizzato la loro attenzione sullo scambio emotivo-cognitivo della coppia madre-bambino, sulla sua origine e sulla sua formazione ed evoluzione.
Queste ricerche hanno mostrato l’importanza fondamentale, per la nascita del pensiero, delle prime relazioni affettive che il neonato stabilisce con la madre o con chi svolge la funzione di caregiver.
È l’introiezione di queste esperienze e del “nutrimento” che buoni scambi relazionali sollecitano, a fondare le basi delle future esperienze interattive, comunicative e di pensiero dell’individuo.
Lo sviluppo mentale fonda le sue radici nelle prime esperienze di vita, che devono avere connotazioni tali da consentire al neonato, completamente dipendente dalle cure materne, ciò che è funzionale per la sua crescita fisica e mentale (Randaccio, De Padova,2004).

L’attuale periodo storico della medicina, connotato da “ipertecnicizzazione perinatale” e da “maternità a comando” è però caratterizzato anche da un’attenzione particolare degli studi rivolta a evidenziare la funzione fondante degli scambi emotivi tra una psiche che si sta formando e i suoi “primi oggetti contenitori”, cioè i primi oggetti di relazione: la psiche nascente si potrà sviluppare solo se potrà avere un “oggetto contenitore” che la accolga (Ciccone, Lhopital, 1991).

Di qui l’indagine su come la mente fetale si sviluppi proprio sulla capacità di essere “oggetto contenitore” che dovrebbe consentire alla donna di entrare in contatto con emozioni e bisogni così primari. È ovvio che questi scambi sono veicolati da media fisici, vuoi sensoriali (il feto ha già al quinto mese notevoli capacità discriminative per gli stimoli acustici, tattili, motorio-propriocettivi e vestibolari), vuoi umorali, metabolici, endocrini, comunque biochimici: questi, soprattutto nei primi mesi di gestazione, possono già essere considerati codici comunicativi di significato.
Ovviamente sia questo tipo di scambi, per l’essenza dei loro media, sia anche quelli che implicano apparati sensoriali e quindi codici di apprendimento per il riconoscimento, comportano una comunicazione del tutto inconscia (Imbasciati, 2003).
Caratteristica della mente umana è il formarsi e lo strutturarsi all’interno di una relazione: ciò assume la massima evidenzia nel gioco dell’interazione dinamica tra aspetti biologici, psicologici e sociali che si verifica in gravidanza.
Per ciò che concerne il feto, per lo sviluppo sono indispensabili i fattori biologici, ma tale sviluppo è determinato da tutti gli apprendimenti che via via il bimbo può acquisire, a cominciare, in misura condizionante, dagli apprendimenti precoci.
Tali apprendimenti dipendono dalla comunicazione consentita dalla specifica relazione che viene a costruirsi tra gestante e bimbo. Gli apprendimenti primari si caratterizzano come i primi elementi nella costruzione delle strutture mentali e delle funzioni psichiche della nascente mente fetale e dipendono dalla relazione che si stabilisce con la madre, in primis, la coppia genitoriale, e poi le altre figure di accudimento (Imbasciati, 2001).
Questa relazione inizia già in epoca fetale: lo “scambio emotivo affettivo”, che tanti autori hanno considerato, consiste in una trasmissione continua di messaggi dalla madre al feto, e poi da questi a quella, attraverso i quali il cervello del bimbo impara: si formano le prima strutture della sua mente.
Di qui l’attenzione che assume lo studio della mente della gestante, fin dagli inizi col concepimento, e poi lungo tutta la gravidanza. Sviluppo psichico fetale e vicissitudini psicologiche gestazionali vanno letti pertanto contemporaneamente: entrambi gli accadimenti si integrano nella tessitura di quella meravigliosa storia che appartiene a ogni donna e che prende avvio dalla fecondazione di un uovo e dal suo annidamento nell’endometrio dell’utero.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 16, Numero 3, anno2019
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