L’unità gestante-feto
La psicologia del concepimento, ci dice Donald Winnicott (1987), può essere vista su due fronti: il “pensiero” si trasforma nel concepimento, oppure il concepimento viene vissuto come un “incidente nel pensiero”.
L’autore sostiene che c’è in effetti molto da dire in favore della teoria del piccolo incidente del concepimento a causa del fatto che i genitori sono inizialmente sorpresi e anche infastiditi dallo smisurato sconvolgimento delle loro vite che questo comporta. È un disastro che in circostanze favorevoli si trasforma nell’opposto solo quando i genitori prima o poi si rendono conto che questo è esattamente il disastro che essi desiderano” (Winnicott, 1987).
Il lavoro di elaborazione psichica che accompagna la donna durante il periodo della gravidanza è collegabile alle funzioni fisiologiche, così che ogni fase di questa è espressione di determinate manifestazioni psichiche. Dentro il “corpo cavo” della donna, dopo che la cellula uovo è stata fecondata, i nuclei dei due gameti si fondono. La fusione dei due pronuclei maschile e femminile determina la formazione dello zigote, nel quale si trovano associati i genomi (il patrimonio genetico) dei due genitori: i cromosomi si mescolano per la prima divisione mitotica, che si verifica tra le 12 e le 24 ore dopo l’inizio della fusione delle due membrane.
A questo punto può cominciare la divisione cellulare. Si forma una struttura più complessa, la blastocisti, che giunge nella cavità uterina (al 5°-6° giorno) e inizia a impiantarsi nell’endometrio. Questo è il momento in cui, secondo la definizione più classica dell’ostetricia, ha inizio la gravidanza (Giustardi,2001).
È del resto questo il momento in cui alcune donne possono avere un’intuizione, più o meno consapevole, del cambiamento che sta avvenendo nel proprio corpo, prima ancora di avere i risultati del test di gravidanza.
La donna potrà allora “gestare”, piuttosto che “rigettare” come corpo estraneo (aborto spontaneo) ciò che si sta formando dentro di lei.
Se prende avvio quella che è la “gestazione”, il sistema immunitario verrà inibito nella sua azione contro molecole estranee al corpo della donna, in modo che essa si possa “gravare” (gravidanza) di questo essere che crescerà dentro di lei: questi iniziali delicatissimi processi che danno l’avvio alla gestazione sono da alcuni omologati a quelli che si verificano nei casi di trapianto senza rigetto (Peluffo, 1976).
Con l’impianto della blastocisti inizia una serie di messaggi biologici che giungono alla madre e che avviano una profonda modificazione dell’utero e della blastocisti stessa. La donna intanto, che ha constato l’assenza del ciclo mestruale (Miraglia et al., 1984), affronta anch’essa una profonda trasformazione: si tratta degli iniziali vissuti ambivalenti di gioia (se l’evento era atteso), ma anche di paura e ansia, perché l’amenorrea è manifestazione tangibile di cambiamenti corporei che annunciano prove di adattamento al nuovo stato.
Come evidenziano Brazelton e Cramer (1991), in questo primo stadio la donna deve “accettare la novità”: il suo corpo si sta predisponendo alla gestazione, il primo compito è quello di accettare il “corpo estraneo”.
Mentre nella profondità del suo ventre si completa l’embriogenesi, la madre attraversa momenti di regressione e di ripiegamento su se stessa, che si manifestano spesso con un’ipersomnia. Il sentire una maggiore necessità di dormire è la manifestazione di una regressione, in cui la madre si identifica con il feto (Soifer, 1971). Può anche rappresentare una difesa (Nunziante Cesaro, 1988) dalla conflittualità emergente, con l’insorgere di ogni gravidanza,tra il trattenere o l’espellere il prodotto del concepimento. Sono presenti fantasmi minacciosi connessi al pericolo di un rigetto dell’embrione e quindi di un aborto.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 16, Numero 3, anno2019
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