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L’unità gestante-feto
Durante il primo trimestre di gravidanza la donna è impegnata nell’accettazione della gravidanza stessa; anche se il figlio è stato desiderato e programmato, il pensiero dei cambiamenti che avverranno attiva processi ambivalenti di accettazione e rifiuto, che si rendono evidenti in numerose manifestazioni psicosomatiche di questo periodo. Possono comparire nausee e vomiti, dolori gastrici, intolleranze o preclusioni alimentari, insaziabile fame, diarrea, stipsi, iperemesi, correlabili psicoanaliticamente ai sentimenti ambivalenti di accettazione o rifiuto del “corpo estraneo” che sta crescendo dentro di lei. Nausee e vomiti sono stati considerati espressione del conflitto tra rifiuto e accettazione della gravidanza, ambivalenza tra desiderio e paura di aspettare un bambino (Giustardi, 2012).
Il vomito può significare un desiderio inconscio di espellere l’embrione e ristabilire la precedente condizione. Compito adattivo di questa fase è quindi l’accettazione del feto come parte di sé, in un’esperienza di fusione. Tutte le manifestazioni fisiche che emergono nella gravidanza, anche nelle sindromi patologiche (gestosi), sono da considerarsi in chiave psicosomatica: il soma esprime quello che non può essere mentalizzato.

Comunicare con la mente del feto

Decalogo per la consapevolezza del feto

1 - Le memorie del bambino riflettono empatia e amorevolezza per la sofferenza dei genitori o per la morte di un gemello all’interno dell’utero, qualità e virtù che non ci si aspetta in prenati o neonati.
I bambini all’interno del grembo materno familiarizzeranno con i temi musicali della televisione come suoni e musica che viene ascoltata dai propri genitori ma anche con la violenza domestica o con la lingua originaria della madre.
Essi vivono vivamente consapevoli dell’attività sessuale dei genitori si innervosiscono con la caffeina del caffè della madre, sanno se sono voluti da un unico genitore o da entrambi, sviluppano presto relazioni con i propri fratelli e con animale domestico di famiglia.
Essi imparano e copiano la depressione della madre tanto quanto le caratteristiche della sua voce. I non nati apprendono costantemente dalla propria esperienza personale che sono vulnerabili della realtà apparente infatti un bambino presenta una complessità di carattere da incutere stupore se prendi in considerazione la possibilità di comunicare con lui.

2 – Lo scopo del sensorio prenatale non è ancora stato trovato in nessun testo accademico e risulta una miscela di pregiudizi scientifici. Invece è indispensabile di non ignorare la vita all’interno dell’utero. La lista dei sensi prenatali include: il tatto, la percezione termica, la percezione del dolore, il senso dell’equilibrio, il senso dell’olfatto, la suzione, la vista e i sensi telepatici. I prenati manifestano anche sensi trascendenti nelle esperienze di premorte e delle esperienze fuori dal corpo. L’immaturità fisica dei sensi è indipendente dal fatto se essi funzionano bene in stato evolutivo del feto i bambini nell’utero sono superbamente equipaggiati per la percezione.

3 – Oltre a tutte queste sensazioni di radar, i bambini nell’utero hanno una vita emotiva che è sempre in movimento e azione. Movimento ed emozione che sono collegati. Il linguaggio corporeo regna sovrano nell’utero e le sensazioni sono visibili nei movimenti fetali come il nascondersi, il rilassarsi o il dare dei pugni. Le condizioni ambientali uterine ed extrauterine in cui i bambini dimorano possono ispirare rabbia e paura, frustrazione o depressione, gioia e amore, dolore o rimorso.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 16, Numero 3, anno2019
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