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Rooming in: un obiettivo da conseguire
Con il termine Rooming-in, si intende la possibilità che si dà alla mamma, dopo il parto, di poter stare insieme al suo bambino nella stessa stanza per il più tempo possibile durante la giornata (quindi sia di giorno che di notte).

Ovviamente, gli unici momenti in cui madre e neonato vengono separati, sono quelli strettamente necessari alle procedure assistenziali da parte del personale medico e/o infermieristico, i quali hanno l’importante compito di non essere troppo invadenti e lasciar quindi esprimere a mamma e bambino le loro reciproche e naturali risorse per affrontare insieme i primi momenti di intimità dopo il parto.
Subito dopo la nascita, madre e bambino vengono spesso separati, e non si tiene in considerazione che la maggior parte delle interazioni che influenzeranno il neonato è in stretta relazione al tempo che trascorrerà con la propria mamma.

Ovviamente, la possibilità di restare nella stessa stanza di mamma e neonato dipende dal tipo di organizzazione del reparto maternità dell’Ospedale preso in considerazione. Quando questo è possibile è opportuno che abbia inizio a partire dal momento in cui la madre, dopo il parto, risulti in grado di rispondere alle richieste del suo bambino.
E’ quindi indispensabile che la madre venga sostenuta e guidata dal personale, sempre con moltissima discrezione, nella presa in carico del bambino, soprattutto nei casi in cui le condizioni personali e/o cliniche materne e del bambino, non le permettano una precoce autonomia nella gestione del figlio.
A seconda delle regole in vigore nel presidio ospedaliero, possono restare nella stessa stanza anche il padre ed altri membri della famiglia.
Così, quando la madre non è disponibile, il padre o un altro familiare può condividere la cura del neonato.
In situazioni di stato psicofisico ottimale della madre, lo stare insieme di mamma bimbo viene suggerito come modello organizzativo migliore, in quanto favorisce l’allattamento al seno e rappresenta un’utile periodo di precoce conoscenza fra i due e di addestramento della madre nella gestione del bambino.
In questi momenti la mamma potrà anche affrontare e superare le difficoltà connesse alla gestione del piccolo (rifiuto di succhiare, pianto, ritmi di poppata frequenti, ecc...), aiutandola a iniziare a conoscere il proprio bimbo, imparando in fretta a rilevare, le manifestazioni proprie dei comuni disturbi dell’adattamento neonatale o i segni di allarme di eventuali patologie. Le mamme dovranno essere consapevoli che possono e devono utilizzare i servizi del Nido, ogni volta che ne hanno necessità o l’opportunità.

Quanto deve durare il Rooming-in?

Ogni mamma è libera di scegliere se praticare e quanto deve durare il Rooming-in; infatti, non esistono regole, né imposizioni da parte del personale sanitario.
Certamente, però, per il neonato è provato scientificamente che più tempo passa con la sua mamma e meno viene confuso da stimoli sensoriali diversi: basti pensare infatti che ogni bambino alla nascita ha, ad esempio, un olfatto molto sviluppato (riconosce l’odore della mamma e del latte materno) ed ha un campo visivo ristretto a 20/30 centimetri, che è la distanza tra gli occhi della madre e quelli del bambino quando questi è attaccato al seno.

Ancora oggi in alcuni ospedali i bimbi appena nati vengono separati dalla mamma e affidati alle cure delle puericultrici nelle nursery. Secondo gli scienziati della University of Cape Town (Sud Africa) questo allontanamento dalla madre provoca al neonato stress e maggiore difficoltà nel prendere sonno.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 16, Numero 3, anno2019
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