ABSTRACT

“I miei primi anni sono collegati, nella mia mente, con mia madre. All'inizio lei c'era sempre: posso ricordarmi il senso di conforto del suo corpo quando mi portava sulla schiena e l'odore della sua pelle nel Sole caldo. Ogni cosa veniva da lei. Quando avevo fame o sete, mi girava intorno a sé finché non arrivavo a prendere le sue mammelle turgide; ora quando chiudo gli occhi provo ancora con piacere lo stesso senso di benessere di quando affondavo la testa nella loro morbidezza e bevevo il dolce latte che ne usciva. Di notte, quando non c'era il Sole a riscaldarmi, lo facevano le sue braccia e il suo corpo, e come crebbi e cominciai a interessarmi anche ad altre cose, dal mio posto sicuro sulla schiena potevo osservare ciò che volevo senza timore, e quando il sonno mi vinceva non dovevo fare altro che chiudere gli occhi" (Kabongo, capo kikuyu dell'Africa orientale da "Il linguaggio della pelle" di A. Montagneau)

ABSTRACT

“My early years are connected, in my mind, with my mother. At the beginning she was always there: I can remember the sense of comfort of her body when she carried me on her back and the smell of her skin in the hot sun. Everything came from her. When I was hungry or thirsty, he would go around me until I got his turgid breasts; now when I close my eyes I still feel with pleasure the same sense of well-being as when I sank my head in their softness and drank the sweet milk that came out of it. At night, when there was no sun to warm me, his arms and his body did it, and as I grew up and I became interested in other things too, from my safe place on my back I could observe what I wanted without fear, and when sleep won me, all I had to do was close my eyes "(Kabongo, chief kikuyu of East Africa from" The language of the skin "by A. Montagneau)