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Il Babywearing: la riscoperta di una pratica antica

Il modello ad alto contatto

Questo approccio,che è frequente nelle società tradizionali e in quelle non industrializzate, accetta e risponde ai bisogni innati dei piccoli, i quali sono in stretto contatto fisico con la mamma fin dalla nascita.
Il parto avviene in ambiente domestico, e l’allattamento è su richiesta del bimbo. La notte il bebè dorme nello stesso letto della madre, mentre di giorno viene tenuto in braccio (o in fascia) in modo che condivida con l’adulto le sue attività. Come marsupiali, fin da piccoli, sono immersi nella vita insieme agli adulti. I genitori inoltre, rispondono subito ai loro segnali, quali il pianto e l’agitazione.
Le cure per la loro crescita sono condivise anche da altri membri della famiglia, per cui l’impegno del piccolo non grava solo sulla madre. Si soddisfano le sue primarie esigenze, essendo consapevoli, che il bambino è in modo innato e naturale, una creatura socializzante e collaborativa, facendo in modo, così che mantenga i suoi istinti naturali e che si senta benvoluto.
I bambini nelle società ad alto contatto non piangono quasi mai, non solo perché i loro bisogni primari sono soddisfatti prontamente, ma anche perché essendo portati, sono soggetti a una “nascita progressiva “, che attenua il trauma del passaggio dalla vita intrauterina a quella autonoma.
Portare, nelle società ad alto contatto è una modalità per stare con i loro bambini ed è fisiologica. Una madre, non si aspetta di mettere giù il bambino al più presto per essere libera, ma continua a svolgere le sue attività quotidiane con il suo piccolo addosso.

Il modello a basso contatto

Nel modello a basso contatto lo scopo è quello di insegnare ai bimbi a diventare presto indipendenti dai loro genitori.
La relazione madre bambino è basata essenzialmente sullo sguardo e sull’espressione verbale, ma alquanto povera di contatto fisico. La nascita, seguita da un immediato taglio del cordone, avviene in strutture medicalizzate, e il neonato viene per lo più separato dalla madre, per essere sottoposto ai primi controlli di routine.
L’allattamento al seno è minimo, spesso infatti è artificiale ed è programmato, ignorando cioè le naturali richieste del piccolo. Spesso si ignora o addirittura si punisce il bimbo quando piange, perché si pensa che il piccolo non possa apprendere un comportamento corretto se non con un rigido controllo.
Rispondere alle richieste del piccolo, prendendolo in braccio o cullandolo, deve essere fatto in maniera limitata, poiché si rischia di viziarlo troppo.

A sostegno di ciò, è il fatto che nelle popolazioni che fasciano abitualmente i neonati si riscontra un’incidenza di displasia e lussazione delle anche maggiore, rispetto a quelle che portano i loro bambini addosso e con le gambe ben divaricate.
In Africa, per esempio, queste patologie sono sconosciute. Da alcuni anni, tuttavia, si sta riconsiderando questa pratica, ma con fasce meno strette, per avvolgere e contenere il neonato come faceva l’utero materno, proteggendolo inoltre, dai cambiamenti repentini di temperatura e fornendogli calore e contatto.
Secondo uno studio americano recente, i bambini fasciati dormono più profondamente e più a lungo sulla schiena, rispetto a quelli non fasciati.
Questo è importante poiché, attualmente la posizione supina è considerata la migliore per la prevenzione della SIDS.
In posizione supina e fasciati, gli arti sono contenuti e questo riduce i sussulti, causati per esempio da rumori forti, calmando i piccoli più facilmente.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 16, Numero 3, anno2019
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