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Anche i papà vogliono esserci:
Alcuni uomini decidono precocemente di rinunciare ad una mediazione tra le due cose. Per molti, il lavoro è quasi una scusa, una difesa che li tiene lontani dal cambiamento, dal dover costruire una nuova immagine di sè. L’ideale sarebbe affrontare tutti questi cambiamenti legati al ruolo paterno dall’inizio della gravidanza per poter farvi fronte in maniera efficace. Nel primo trimestre, inoltre, i papà possono mostrarsi confusi dai cambiamenti d’umore della compagna e risentiti dalle attenzioni che vengono a lei riservate. Possono accettare l’atteggiamento della gravida o rifiutarlo, con un blocco nella comunicazione. Possono essere presenti sentimenti di inadeguatezza sia nei confronti del ruolo che dovranno assumere, sia verso le aspettative di supporto da parte della compagna e della società. L’allontanamento è una fonte di stress ulteriore per la partner che sente un accresciuto bisogno di comprensione e di affetto. Nel secondo trimestre, attraverso le ecografie e l’auscultazione del battito cardiaco fetale, il papà acquista una maggior consapevolezza sulla gravidanza. Nei primi mesi, infatti, i padri possono continuare a considerare il bambino come qualcosa di non reale. Poter vedere il proprio bambino attraverso l’ecografia, anche in epoche precoci, aiuta i futuri padri a rendersi veramente conto di ciò che sta succedendo superando i sentimenti di incredulità.

L’arrivo di un figlio è una vera e propria transizione, intesa come un passaggio da una situazione nota ad una nuova che vede la coppia (o la famiglia) a rielaborare e a modificare le relazioni già presenti che vengono così messe alla prova. Inevitabilmente viene innescata una crisi, ovvero viene spezzato l’equilibrio all’interno della famiglia o della coppia che deve quindi lavorare per raggiungerne uno nuovo. Non sempre questo accade: può capitare, infatti, che i soggetti non riescano ad adattarsi alla nuova situazione.
La transizione alla genitorialità porta, secondo Giustardi (La nascita del padre 2016), all’assunzione di una responsabilità genitoriale condivisa attraverso la formazione del patto genitoriale. Questo dovrà garantire protezione, accudimento al neonato e sarà in grado di connettersi, ma anche di distinguersi dal patto coniugale. Il processo che porta alla formazione del patto genitoriale è dinamico e richiede lavoro ed energie da entrambe le parti per poter essere portato a termine. In ogni caso, al bambino deve essere garantita la possibilità di avere dei genitori che si prenderanno cura di lui La genitorialità è quindi un processo complesso, che incorpora sial’idea che ognuno ha della figura del genitore, sia aspetti relazionali relativi a come i partner collaborano tra li loro per assolvere a questo compito.

Il supporto del partner

La gravidanza è un momento delicato nella vita di una coppia che dovrà affrontare numerosi cambiamenti. Le donne, in particolare, possono avere un aumentato bisogno di supporto da parte del padre del loro bambino. Avere un partner molto coinvolto e supportivo in gravidanza ha una serie di benefici sia sulla madre che sul bambino. Le donne che percepiscono un maggior supporto da parte del partner, riportano livelli più bassi di ansia nel periodo prenatale, mentre uno scarso supporto è stato associato a sintomi depressivi in gravidanza. La comparsa di questa sintomatologia durante la gestazione può portare ad esiti negativi sullo sviluppo del feto. Se la depressione si protrae al periodo del post-partum, può intaccare il legame madre bambino ed impedire alla donna di prendersi cura di suo figlio, esponendolo a seri rischi. Il partner può contribuire anche ad alleviare lo stress nella donna in attesa, un altro fattore associato ad outcomes avversi per il feto.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 19, Numero 2, anno 2020
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