Il contatto, dati i suoi benefici, può essere continuato anche successivamente al periodo postnatale; diversi studi hanno dimostrato che calma il neonato, regola battito cardiaco e respirazione, favorisce la termoregolazione, diminuisce la probabilità di ipoglicemia, favorisce l’attacco al seno, l’assunzione di colostro el’allattamento esclusivo e protratto nel tempo, contribuisce a creare e consolidare il legame tra madre e neonato, facilita il recupero del peso (7), riduce il pianto, aumenta le difese immunitarie nel neonato (9) e migliora il legame madre-bambino (3). Per la mamma, allo stesso tempo, favorisce il distacco della placenta, diminuisce la perdita di sangue (12), aumenta l’autostima (3) e la cura nei confronti del figlio (2).
Per quanto riguarda gli ormoni, le ricerche hanno dimostrato che durante questa pratica si ha un aumento dell’ossitocina e una riduzione del cortisolo salivare nel neonato, nella madre ed anche nel padre; infatti in caso di parto cesareo o impedimento materno, viene proposto il contatto tra neonato e papà (9).
Nei neonati prematuri e patologici, il contatto pelle a pelle viene utilizzato come forma di assistenza e cura sicura e altamente efficace, in alternativa all’incubatrice; con un buon supporto infermieristico è possibile anche in presenza di supporti respiratori, sonde e cateteri (9).
Questa pratica, iniziata già nel 1978 in Colombia, si è ispirata alle modalità di accudimento dei cuccioli dei marsupiali (la nascita in queste specie avviene pretermine, quando il cucciolo per sopravvivere deve alloggiare e nutrirsi a lungo nel marsupio); in questo caso si parla di kangaroomother care (KMC) e richiede diverse ore al giorno di contatto pelle a pelle, associato all’allattamento al seno (9).
Per una maggior sicurezza ed efficacia, è consigliabile fissare il bambino sul torace della mamma utilizzando una fascia; il neonato in questo caso è nudo con un cappellino sulla testa, con le braccia e le gambe a rana e con il viso posto laterale e leggermente esteso (13)