Il taglio del cordone ombelicale
validata.
Per cui seppur del personale intervistato il 17 % non ha ricevuto nessun tipo di informazione/formazione durante il percorso di studi su tematiche inerenti la donazione del sangue cordonale, il 42,3% delle ostetriche che ha ricevuto più informazioni/formazione risulta essere formato maggiormente dal personale più giovane rispetto a quello più anziano attraverso ADE, workshop e corsi privati.
In merito a ciò, l’83% del personale coinvolto si occupa di promozione di donazione cordonale durante i corsi di accompagnamento alla nascita o durante il counseling negli ambulatori e consultori. In merito alle informazioni erogate alle donne, quest’ultime si mostrano, in una percentuale del 65%, interessate al percorso donativo.
Nonostante ciò, le donne che acconsentono alla donazione solidaristica tramite consenso e a quella autologa, risultano essere molto poche e i motivi alla base riguardano, secondo il personale ostetrico, la non idoneità del campione prelevato, costo eccessivo inerente alla conservazione e la non disponibilità di alcune aziende ospedaliere a garantire questo servizio.
L’80,5% delle ostetriche non si lascia abbattere dal poco riscontro in tema di donazione e crede che informare le future mamme sia fondamentale per spingerle a contribuire alla ricerca.
Dalle domande a risposta aperta è emerso che per il personale ostetrico l’informazione ai fini della ricerca è fondamentale perché solo una corretta informazione può far capire quanto sia importante la donazione, perché la risoluzione di diverse patologie è garantita solo dalle cellule staminali contenute nel sangue del cordone, perché aiutare chi ne ha bisogno con poco non è scontato e perché le donne potrebbero ricevere informazioni del tutto errate dal mondo dei social.
Riguardo la possibile compatibilità tra la donazione del sangue cordonale e il clampaggio del cordone, per l’81% la scelta del timing ricade sulle raccomandazioni della Società Italiana di Neonatologia: non clampare il cordone prima di 60 secondi in caso di donazione di sangue cordonale, in quanto l’obiettivo base è quello di garantire, comunque, il benessere del neonato donatore.
Pur sapendo che il campione non è probabilistico e i numeri del personale sono bassi: le ostetriche più giovani tendono ad avere un approccio più corretto alla procedura del clampaggio cordonale.
CONCLUSIONI
Nella pratica clinica, quindi, il cordone ombelicale veniva spesso clampato immediatamente o comunque entro i primi 15 secondi dalla nascita del neonato. Non vi erano evidenze scientifiche di rilievo che supportavano questa pratica divenuta routinaria senza una rigorosa valutazione. Essa probabilmente era basata, tra le altre ragioni, sull’opinione che il clampaggio tardivo potesse causare eventi avversi nei neonati. Questa credenza in passato era sostenuta da un numero limitato di piccoli studi non randomizzati, la maggior parte dei quali condotti tra gli anni ‘60 e ‘70.
Gli studi randomizzati più recenti non hanno osservato nessun evento avverso o svantaggioso, anzi, hanno evidenziato i benefici e la sicurezza della pratica sia per il nato a termine che per il pretermine.
In realtà, già nel 1996, nelle linee guida sul management del parto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità osservava che: “il clampaggio tardivo è il modo fisiologico per trattare il cordone, e che il clampaggio
precoce è una procedura invasiva che deve essere giustificata. Nei parti
fisiologici, infatti, deve esserci una valida ragione per interferire con i
processi naturali”.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 20, Numero 1, anno 2021
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