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L'ecografia ostetrica:

Perdita di calore e processo di termoregolazione neonatale

Durante la vita intrauterina la temperatura fetale è strettamente dipendente da quella materna ne risulta di 0,5°C superiore, e ne segue strettamente l’andamento [11]
Alla nascita il neonato si deve adattare alle temperature relativamente fredde dell’ambiente in cui è nato e lo fa attraverso la termogenesi: quando la TC neonatale diventa < 36°C, si attivano vasocostrizione periferica e termogenesi a partire dal tessuto adiposo bruno.
Quest’ultimo rappresenta l’1,4% del peso corporeo dei neonati con peso < 2000 g, presenta un alto contenuto di trigliceridi ed è riccamente vascolarizzato (rete capillare) ed innervato (sistema nervoso simpatico): in seguito alla liberazione di catecolamine conseguenti all’ipotermica, si attivano lipolisi e fosforilazione ossidativa, con produzione di calore. Man mano che l’ipotermia persiste, le riserve di tessuto adiposo bruno vengono meno, con conseguenti ipossia ed ipoglicemia. [18]
Questi meccanismi consentono al neonato di mantenersi normotermico, e non di ritornare normotermico da una situazione di ipotermia; devono pertanto essere messe subito in atto manovre appropriate per evitare la perdita di calore: si è calcolato infatti che, se queste manovre mancano, il neonato presenta immediatamente dopo la nascita un calo della TC di 2-4°C, la maggior parte dei quali viene dispersa nei primi 10-20 minuti di vita (0,1-0,2 °C al minuto).
Studi osservazionali in Nepal ed in Etiopia hanno evidenziato, in neonati non gestiti adeguatamente, temperature corproree a 2 ore di vita di 26-27°C [20]
Il neonato perde calore attraverso 4 meccanismi:
- evaporazione (di liquido amniotico ed acqua) dalla pelle all’aria. Accade sia alla nascita se il neonato non viene immediatamente asciugato, sia in occasione del bagnetto.
- conduzione, quando c’è contatto diretto tra la pelle e una superficie fredda, soprattutto se metallica;
- irradiazione, il calore del neonato viene distribuito a superfici ed oggetti freddi presenti vicini a lui (es. finestre);
- convenzione: quando c’è un flusso d’aria, anche in presenza di temperature ambientali elevate [2]
I neonati prematuri sono maggiormente a rischio di ipotermia: presentano infatti caratteristiche tali per cui:
1) hanno ridotta capacità di produzione di calore: meno grasso sottocutaneo che fa da isolante, meno tessuto adiposo bruno, (la cui produzione inizia a partire dalla 26 settimana gestazionale), meno depositi di glicogeno, meno controllo vasomotorio; [18]
2) hanno un’ aumentata perdita di calore: presentano infatti una più ampia superficie corporea rispetto al peso, sproporzione testa/corpo (il 75% delle perdite di calore avviene attraverso il capo, quando non coperto), cute più sottile attraverso cui avviene maggiore evaporazione (e questo li sottopone ad un maggio rischio di termodispersione soprattutto nelle termoculle in TIN).

Fisiopatologia e manifestazioni cliniche

Il neonato risponde all’ipotermia con una vasocostrizione periferica, la quale, quando prolungata, attiva il metabolismo anaerobico: quest’ultimo provoca a sua volta acidosi metabolica, ipoglicemia e aumentato consumo di ossigeno.
L’ipotermia è associata inoltre a varie manifestazioni polmonari, dovute a meccanismi diversi:
a) modificazioni della meccanica polmonare e della distribuzione del surfattante: il neonato ipotermico con RDS risponde meno alla somministrazione di surfattante rispetto al normotermico;
b) modificazioni polmonati vascolari: vasocostrizione polmonare con aumentata resistenza e aumentata pressione venosa [10]
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 20, Numero 1, anno 2021
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