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Le Emozioni del Feto
Lo stretto rapporto tra feto e gestante con le emozioni e vissuti della madre che sono condizionati dalla relazione con se stessa ed il suo ambiente, nonché dal tipo di vita che conduce, influenza il bambino, il quale manifesta precocemente la sua capacità di sentire le emozioni materne e proprie, di elaborarle e rispondervi con un comportamento: il linguaggio corporeo fetale.
Fondamentalmente, le emozioni materne passano al feto attraverso una comunicazione biochimica: esiste una costante comunicazione tra il cervello della madre e del feto.
I vissuti scatenano risposte corporee fisiologiche e ormonali e tali sostanze passano al bambino attraverso la placenta.
Il feto è quindi in grado di percepire le emozioni materne sia attraverso segnali chimici, ma anche attraverso la variazione del battito cardiaco della madre, del suo tono di voce, della sua postura, sostanzialmente di quella che normalmente definiamo comunicazione non verbale.

Lo studio delle emozioni in utero ha riscontrato che i feti provano emozioni come: rabbia, paura e affetto, e allo stesso tempo i bambini reagiscono al dolore e sembra anche al rumore, basti pensare ad una sinfonia musicale o alle parole che la madre ode.
Uno studio del 2005 dal titolo “Il pancione: un mondo tutto da scoprire” e condotto dalla psico-biologa Margarete Rieger ha dimostrato che il corpo della donna è in grado di sviluppare dal terzo al sesto mese di gravidanza un particolare enzima capace di disattivare in parte il livello di cortisolo, ovvero il trasmettitore dello stress nel sangue.
Si tratta di una difesa naturale del piccolo da occasioni di stress, tuttavia questo enzima non permette l’inibizione totale di questo stato d’animo negativo, così se lo stress dovesse continuare nel tempo e raggiungere livelli elevati, il bambino potrà comunque risentirne.
Le emozioni positive provate dalla madre consentono la messa in circolo, da parte del sistema limbico, delle endorfine: gli ormoni della felicità capaci di favorire in generale la crescita del nascituro e in particolare lo sviluppo del sistema immunitario.
Dall’interazione con l’ambiente il bambino riceve il nutrimento, le impronte e le informazioni, e, attraverso i processi di autoformazione che operano sotto la guida dell’Io, egli plasma, modella, organizza le proprie capacità difensive e di adattamento e struttura la propria vita psicofisica futura.
Non è indifferente se il nutrimento che il bambino riceve dall’ambiente è salubre, puro, ricco e di alto valore nutritivo oppure inquinato, degradato e povero. I risultati saranno comunque sostanzialmente diversi, i bambini saranno diversi, l’umanità sarà diversa.
Quindi, durante la gravidanza, la madre è per il figlio il suo ambiente di vita, il suo mondo, il suo tutto e gli effetti saranno diversi a seconda del suo vissuto e degli atteggiamenti che ha verso di lui. Per questo è auspicabile che la gravidanza sia vissuta conducendo una vita sana, equilibrata, attiva, ma senza eccessi, mangiando in maniera equilibrata e astenendosi da sforzi eccessivi.

Se sono così importanti le emozioni materne per la crescita e lo sviluppo del nascituro, è molto importante che egli abbia, oltre a una sensibilità emozionale, la capacità di vivere una sua dimensione emozionale. Questo anche perché il nascituro è dotato di un cervello e di un sistema nervoso autonomo e di un sistema endocrino diverso da quello della propria madre che può consentirgli di registrare e di elaborare differenti sentimenti, emozioni e stati d’animo. Quindi il vissuto emozionale del nascituro potrà essere quello della madre, ma allo stesso tempo ne potrà differire; inoltre egli, a sua volta, sarà in grado di influire su di lei con la sua energia, con la sua attività ed i suoi ormoni.”
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 21, Numero 2, anno 2021
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