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Il modello di Care della fondazione Robert Hollman
La lunga esperienza ha aiutato i professionisti della Fondazione a comprendere “come” poter formulare una diagnosi affidabile anche in modo non invasivo. Affiancare le informazioni cliniche ottenute attraverso gli esami strumentali ad un ambiente confortevole che metta a proprio agio la famiglia ed il bambino, aiuta a inquadrare al meglio le risposte del piccolo e a comprendere come si approccia alla conoscenza del mondo. Il ruolo della Fondazione non si limita quindi alla formulazione di una diagnosi accurata, ma anche a contestualizzarla nella quotidianità familiare, al fine di costruire un progetto personalizzato per ogni bambino.
Aiutare quindi mamma, papà e chi si prende cura del piccolo a mettere ordine rispetto a quanto sta succedendo o è successo da un punto di vista medico, può orientare una serie di interventi e di scelte, lasciando il genitore libero di allontanarsi dal ruolo di riabilitatore e riappropriarsi del suo ruolo affettivo, base fondamentale per lo sviluppo psico-affettivo del bambino (Winnicott, 1965 e 1967).

La care nel percorso di cura in Fondazione

Il “prendersi cura” del bambino e della famiglia inizia con una consulenza nel momento in cui i genitori chiedono aiuto alla Fondazione. All’interno dei due Centri, genitori e bambini vengono accolti con il medesimo approccio in un lavoro sinergico tra le due sedi. Le richieste da parte di ogni famiglia vengono valutate attentamente per poterle poi orientare verso un percorso quanto più adatto ai loro bisogni e a quelli del loro bambino. Possono infatti essere indirizzate alla sede di Cannero, dove viene offerto un percorso residenziale, o a quella di Padova, dove vengono offerte attività ambulatoriali e dove è possibile usufruire anche di una consulenza medico-diagnostica.
L’equipe multidisciplinare che accoglie la famiglia è composta generalmente da uno psicologo-psicoterapeuta o pedagogista che funge da coordinatore, da un terapista, un’educatrice e un ortottista. A seconda dell’età del bambino e del tipo di consulenza possono essere presenti tutti i professionisti citati oppure individuare quale figura, tra l’educatrice e la terapista, risulti essere maggiormente coinvolta per la situazione specifica.
Nel lavoro quotidiano con i bimbi, si è potuto osservare come nel momento in cui inizia la consulenza, siano necessari diversi incontri per poter scoprire le potenzialità di ogni bambino, per cogliere anche la più piccola capacità visiva e per osservare accuratamente l’utilizzo di tutte le altre sensorialità.
L’osservazione multidisciplinare e la possibilità di dedicare un tempo adeguato alla famiglia consentono di capire quali attività o quali accorgimenti facilitano l’emergere di potenzialità e di competenze di ciascun bambino.
Durante il percorso di consulenza, le famiglie vengono aiutate nel costruire e nel mantenere attiva una rete di relazioni con i professionisti del loro territorio di appartenenza. Laddove è possibile si cerca di poter entrare in contatto principalmente con pediatri, terapisti, neuropsichiatri per poter condividere quanto osservato e poter fornire alcune indicazioni utili alla prosecuzione del lavoro riabilitativo. Inoltre, qualora il bambino abbia iniziato a frequentare il contesto scolastico, la disponibilità di conoscere le educatrici o le maestre, rimane un altro importante canale da tenere attivo. Nel corso dell’esperienza in Fondazione, si è osservato come il lavoro sinergico e in stretta collaborazione con chi si prende cura dei piccoli sia indispensabile per favorire la crescita, quanto più armonica, del bambino.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 26, Numero 1, anno 2023
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