Conosci il pianto del neonato?
La fisiologia del pianto
Il pianto del neonato è senza lacrime, anche per immaturità del dotto lacrimale.
La funzione principale delle lacrime è quella di mantenere una umidità costante al bulbo oculare, è un processo di equilibrio omeopatico, del corpo umano.
Come pianto si intende la capacità di produrre ed emettere lacrime in relazione ad una emozione positiva o negativa.
Nel regno animale, mammiferi in particolare, il cucciolo nasce senza pianto. Il pianto sembra appannaggio solo degli esseri umani. Nella minoranza degli animali in cui oltre ai guaiti o lamenti si assiste ad una sorta di pianto, secondo alcune ipotesi di ricercatori: avviene in relazione ad una ferita o un trauma che dia sofferenza oppure ad una necessità biologica di fame di paura o di bisogno primario, dettato dall'istinto di sopravvivenza.
Negli animali le lacrime svolgono un ruolo esclusivamente fisiologico, lubrificatorio dei bulbi oculari, come arriva ad affermare Darwin, anzi nel genere umano sostiene trattarsi di
"un fenomeno accessorio, senza utilità veruna", connesso a contrazioni muscolari del volto come espressione di emozioni.
Le aeree cerebrali determinanti questo fenomeno sono i collegamenti che nell’uomo vigono tra la corteccia cerebrale ed aree del sistema limbico ed il sistema autonomo deputate all’elaborazione delle emozioni, che sembra gli animali non ne dispongano.
Uno studioso, M.Trimble, nel suo studio Why humans like to cry, afferma che l’uomo è l’unico animale che piange per esprimere le sue emozioni. Il pianto su base emotiva sembra essere una caratteristica distintiva della specie umana.
Secondo invece P. Mac Lean, il pianto emotivo o meno avrebbe avuto origine nella pratica antica di impiegare il fuoco per bruciare i corpi dei defunti ed il pianto conseguente legato soprattutto alla reazione al fumo creato da questa usanza primitiva e solo successivamente divenire un riflesso emotivo condizionato in occasione dei riti funebri.
Per W. Frey le lacrime contribuirebbero alla eliminazione di tossine prodotte dal nostro corpo in momenti di stress o di esposizione a sostanze irritanti per il bulbo oculare, rilevando una composizione chimica differente rispetto a quella delle lacrime prodotte su base emozionale. L’eliminazione di quelle tossine spiegherebbe la sensazione di
"sentirsi meglio" dopo che si è pianto.
Altri studiosi nelle lacrime secondarie a stati emozionali avrebbero riscontrato dosaggi significativi di prolattina, ormoni corticotropi e leuco-encefalina, potassio e manganese.
Altre teorie psicologiche sottolineerebbero la relazione tra le lacrime e la percezione della propria debolezza o inadeguatezza nell’affrontare alcune situazioni della vita quotidiana.
La maggior frequenza del pianto nei bambini più elevata che negli adulti in quanto legata ad una necessità di tipo comunicativo, perché funge da richiamo per ottenere rapidamente ascolto, attenzione, aiuto per avere vantaggi anche materiali o cibo, in condizioni di malattia per conforto e cure.
Nei paesi occidentali i bambini piangono più spesso perché passano meno tempo in contatto con la madre impegnata in attività lavorativa o altro.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 27, Numero 2, anno 2023
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