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Conosci il pianto del neonato?
I figli di madri ansiose piangono più spesso rispetto a quelli con madri più sicure e tranquille.

Nella tradizione il sesso femminile è descritto piangere più spesso del sesso maschile, ma questo luogo comune andrebbe rivisto alla luce di nuovi studi che partendo dalla constatazione che a parità di stimoli esterni, alcune persone piangono altre no, in realtà esistono delle soglie di attivazione al pianto, individuali che portano alle lacrime in relazione proporzionale a situazioni ambientali stressanti.
La soglia può altresì modificarsi nello stesso individuo, nella stessa giornata o nella sua vita di giovane o anziano.

La reattività emotiva varia da individuo ad individuo in base anche alla sua capacità o meno di adattarsi o rispondere alle diverse situazioni.

L’educazione e la cultura del singolo individuo giocano un ulteriore ruolo modulatorio condizionante o meno il ricorso alle lacrime: si pensi al vecchio luogo comune che affermava che piangere è sbagliato per le cose futili, mentre accettabile solo per cose importanti, cose che in fase adolescenziale assumono valenze estreme, quando gli stereotipi sociali assumono un ruolo importante per lo sviluppo dell’immagine di se e nelle relazioni interpersonali.

Il pianto successivo al momento del parto nel neonato esprime sempre una sorta di disagio: alcuni studiosi ritengono che intanto questa modalità di pianto mantenga per imitazione l’intonazione della voce della madre percepita a lungo nel corso della gravidanza.
In tempi preistorici l’uomo abitava all’aperto in savane o foreste, piene di animali feroci e predatori, il pianto costituiva un efficace mezzo del neonato in grembo alla madre per richiamare soccorso dal padre in caso di minaccia dalle belve carnivore. Il pianto come disagio esprime soprattutto la necessità di comunicazione del neonato verso chi lo accudisce legato indissolubilmente all’istinto primordiale di sopravvivenza.

Il pianto esprime un disagio con differenti significati di volta in volta.

Le possibili cause possono essere molteplici, le più comuni sono: 

- La fame è la più frequente condizione ma non l’unica contrariamente a quello che sempre i genitori vogliono credere in prima istanza
- L’eccesso di freddo o di caldo per la loro termoregolazione
- Disturbi funzionali dell’apparato digerente: eruttazioni, singhiozzo: sintomi da RGE (reflusso gastro esofageo), frequenti e fisiologici in tutti i neonati per un «rodaggio» che l’apparato gastroenterico deve assumere
- Una postura non confortevole in culla o carrozzina
- Un desiderio di sonno disturbato da disturbi funzionali gastroenterici o da presenza di mucosità in retrofaringe
- Attriti o tensioni sull’epidermide o pliche cutanee dovuti alle tutine troppo aderenti che indossano
- Condizioni di malattia congenita o acquisita non ancora riconosciuta
- Non ultimo un bisogno di tranquillità dove un eccesso di stimolazioni ambientali lo infastidiscono
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 27, Numero 2, anno 2023
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