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La depressione post-partum
La ridefinizione delle strutture psichiche materne e degli schemi relazionali culmina con il momento del parto, prima reale separazione tra madre e bambino, con risoluzione della simbiosi che ha caratterizzato il rapporto fra i due per tutta la gravidanza. Questo momento viene spesso vissuto con un senso di ambivalenza dalla donna, che vede l’alternanza di sentimenti quali potenza e impotenza, piacere e dolore, desiderio di trattenere e di espellere, certezza e insicurezza, vita e morte.
Uno degli aspetti che crea maggiori difficoltà nella donna, anche sul piano psicologico, è l’esperienza del dolore che caratterizza il parto: essa è un viaggio nel profondo dove la donna si confronta con le paure, i limiti, il timore di non farcela, ma anche dove essa scopre le proprie risorse e competenze nascoste.
Dopo il parto, la vita della madre inizia a girare attorno al suo bambino e l’assetto ormonale del puerperio favorisce uno stato di maggior attenzione e focalizzazione sul neonato, relativizzando e ovviando altri stimoli dell’ambiente che non riguardano lui. Le modificazioni che intervengono nel corpo della puerpera sono tra le più radicali che la donna possa sperimentare e possono essere accompagnate da sentimenti di ansia da separazione dal proprio bambino, paura, stress, senso di inadeguatezza al nuovo ruolo genitoriale, insicurezza, delusione, senso di soffocamento, irritabilità, mancanza di concentrazione, angoscia, bisogno di piangere, ipersensibilità.

La maternità si configura, quindi, come un periodo di cambiamenti particolarmente delicato per la donna. Tali cambiamenti implicano la perdita di una parte di sé e un necessario riassestamento globale della personalità in cui la neomamma deve cercare un legame fra le fantasie relative a gravidanza, parto e ruolo di madre e la realtà del bambino che dovrà accudire.
Questo percorso si conclude in genere con l’acquisizione di un nuovo equilibrio nell’identità femminile ma, in presenza di determinati fattori di rischio, esso può presentare delle difficoltà e favorire la comparsa di quadri depressivi nel post-partum.

La depressione post-partum (DPP): definizione e incidenza

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) considera la depressione post-partum come una forma di depressione generale con esordio nel peripartum, indicando in tal modo la comparsa dei sintomi di alterazione dell’umore durante la gravidanza o nelle 4 settimane successive al parto.

La DPP va posta in diagnosi differenziale con il baby blues, che costituisce una reazione emotiva transitoria piuttosto comune all’esperienza della nascita, e con la psicosi puerperale, condizione particolarmente severa e rara che rappresenta la più grave delle forme psicopatologiche del post-partum. Esistono poi altri disturbi da porre in diagnosi differenziale, quali il disturbo d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo post-traumatico da stress.

Si stima che nel mondo occidentale la DPP colpisca il 10-15% delle donne che partoriscono con, nella maggior parte dei casi, una durata di 3-6 mesi.

Dati particolarmente significativi appaiono quello relativo ai primi quattro mesi successivi al parto, in cui quasi il 20% delle donne presenta un episodio depressivo, e quello relativo alla probabilità di ricaduta in gravidanze successive, che interessa il 20-40% delle donne.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 27, Numero 2, anno 2023
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