Rooming – in: tra buone pratiche e influenza dei social media
Alla fine dei questionari è stato chiesto alle donne, su base volontaria, di indicare suggerimenti e proposte per migliorare, secondo loro, la degenza in Rooming – in. Vengono richieste maggiori informazioni sul Rooming – in da parte dei professionisti sanitari vicini alla donna; la presenza di una persona di fiducia durante tutta la degenza ospedaliera; la possibilità che questa pratica assistenziale sia personalizzata in base alle diverse necessità ed il Rooming – in parziale.
Discussione
I risultati hanno evidenziato che la popolazione femminile risulta essere particolarmente influenzata dalle notizie di cronaca e da come queste vengono diffuse ed interpretate con i social media.
Già durante la gravidanza, ma soprattutto nel corso della maternità, internet e i social media sono utilizzati come veicolo sociale. Emerge che, seppur in minima parte, le donne sono influenzate nella gestione e modalità di cura del neonato, nonché della propria vita personale e familiare, dai social media. Le donne non ricevono abbastanza informazioni dai professionisti sanitari nel corso della gravidanza, tanto da arrivare al parto, molto spesso, impreparate e indotte a cercare risposte su internet. Bisognerebbe, nel corso della gestazione, offrire alla gravida, non solo informazioni inerenti alla gravidanza, parto e gestione del neonato, ma soffermarsi anche sul post – partum e puerperio, preparandola sui cambiamenti che seguiranno.
Secondo i dati raccolti, il 43,1% delle puerpere a livello nazionale dichiarano
di non essersi sentite supportate durante l’allattamento al seno. Ciò può essere
interpretato in due modi: la mancanza effettiva di supporto da parte degli
operatori sanitari oppure il supporto inadeguato e non percepito come tale dalle
puerpere.
L’unica certezza è che le donne, in un momento delicato come il post – partum, soprattutto nel caso in cui si tratti di un primo figlio, hanno bisogno degli operatori sanitari durante la degenza ospedaliera e a maggior ragione nel periodo prenatale, rafforzando il ruolo educativo degli IAN.
Oltre al supporto professionale ed empatico che può essere offerto dagli operatori sanitari, le donne potrebbero necessitare anche di una persona di fiducia vicino a loro durante tutta la degenza, così che la neomamma possa sentirsi più sicura.
È necessario tutelare il più possibile le donne, modificando, se opportuno, anche quelle che sono le procedure assistenziali prenatali e postnatali, affinché possa essere sviluppato a pieno l’empowerment nella donna, aumentando il grado di soddisfazione e di sicurezza. Una donna correttamente informata e supportata nel corso della gravidanza avrà maggiore consapevolezza e potrà sviluppare una serie di abilità e tecniche personali per imparare a gestire al meglio le varie circostanze che potrebbero presentarsi nel post – partum e il neonato.
La modalità con cui l’evento di cronaca è stato raccontato e i movimenti che sono nati conseguentemente, hanno portato alla diffusione di informazioni sbagliate in merito alla pratica del Rooming – in e alla maternità.
I titoli di giornale hanno sostenuto dinamiche culturali e sociali legate al mito della maternità intensiva, che trasforma le madri in un contenitore, spinge sull'allattamento a richiesta anche a costo di tracolli emotivi della puerpera, mette da parte i bisogni del genitore in virtù del benessere del neonato ignorando spesso i segnali precoci di baby blues e depressione, esclude totalmente dalla narrazione i padri, non ammette che non si possa essere felici dopo l'arrivo del bambino.
I pattern della maternità intensiva sono spesso legati ad un’idilliaca dell'esperienza del parto, in cui tutto è perfetto, il corpo della donna sa perfettamente cosa fare e la natura fa il suo corso.
Quello che non si dice è che i momenti successivi al parto possono essere fisiologicamente e psicologicamente difficili da gestire, soprattutto se si è al primo figlio e non si hanno gli strumenti per affrontare il nuovo equilibrio ormonale.
Molte mamme e attiviste si sono
espresse raccontando la propria esperienza e condividendola sui social, sottolineando più volte l’essere lasciate sole con la necessità di doversi prendere subito cura del neonato, anche se stanche e deboli. Hanno accusato la mancanza di sostegno e aiuto di un familiare ma anche l’inadeguata assistenza da parte degli operatori sanitari. Le accuse che sono state rivolte dalle mamme sull’assistenza erogata in Rooming – in e sulla stessa pratica, hanno portato alla nascita di veri e propri filoni di pensiero a sostegno dell’abolizione del Rooming – in, ritenendolo come una pratica non necessaria e utilizzata per ovviare alla carenza di personale, che ha delle ripercussioni negative sulle mamme, obbligate, immediatamente dopo il parto, a prendersi cura di un altro essere umano.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 27, Numero 2, anno 2023
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