La Puericultura: parte fondamentale della pediatria
Ma la domanda sarà sempre la stessa: voglio te, voglio il tuo tempo.
Ed è un falso mito quello secondo cui basta dare al bambino del «tempo di qualità», cioè starci poco ma intensamente.
Non è così.
Il bambino piccolo vuole tanto tempo! Crescendo si potrà parlare di tempo di qualità, ma nel lattante il tempo è tutto: tempo di cervello, di testa, di ascolto, di gioco.
Pepe Mujica, l’ex presidente della repubblica dell’Uruguay, spiegava che noi crediamo di comprare le cose col nostro denaro, invece le compriamo col nostro tempo (che serve ad ottenere denaro); e il tempo – a differenza del denaro – non ce lo ridarà più nessuno.
Il tempo è la cosa più importante della nostra vita, e da vecchi si rimpiange non aver avuto il tempo di fare mille cose, ma soprattutto di non aver giocato con i figli (che ora hanno girato le spalle e sono lontani).
Viziarlo?
Come agire allora di fronte ad una bizza, ad un capriccio?
Domandandosi la causa; ma in primo luogo avvicinandosi al bambino. Accantonando quello che si fa per fargli compagnia, per portarlo a passeggiare insieme: non passeggiare e intanto «spippolare» sul cellulare per seguire gli affari propri, perché il bambino non è tonto, capisce, pretende.
E si imbizzarrisce se vede che lo prendono in giro. Si potrebbe pensare, a questo punto, che se si fa così lo si «vizia».
No, perché il bambino si vizia non quando ottiene sempre quello che vuole, ma quando ottiene sempre quello che NON vuole!
Occorre un lavoro vero e proprio di interpretazione del desiderio e di modulazione o moderazione del desiderio insegnando nuovi spunti e modi in cui questo desiderio può esprimersi ed essere soddisfatto.
È un lavoro che richiede applicazione, e che la società del padre-padrone o la società del padre-evaporato non sanno soddisfare.
Ma si può fare.
Padre-padrone e padre-evaporato non sono – fortunatamente – gli unici modi in cui il papà può manifestarsi (lo stesso vale per la mamma). Teniamo poi presente, come abbiamo visto in un paragrafo precedente, che a 2-3 anni inizia l’età «del no», fatta per mettere alla prova (talora a dura prova!) i genitori.
Se il NO incontra un muro o se trova una compiacenza eccessiva, il capriccio si perpetua.
Anche in questo caso il NO è una richiesta di TU: non dimentichiamolo.
I capricci e le disobbedienze dei bambini non sono altro che aspetti di un conflitto vitale fra l’impulso creatore e l’amore verso l’adulto, il quale non lo comprende. Quando, invece di trovare obbedienza, insorge un capriccio, l’adulto deve pensare sempre a cotesto conflitto e individuarvi la difesa di un gesto vitale necessario allo sviluppo del bambino.
M. Montessori, 1938
Bibliografia
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P.E. Duval - E. Fornari - M. Décaillet - J.B. Ledoux - R.E. Beaty - S. Denervaud, Creative thinking and brain network development in schoolchildren, Dev Sci. 2023 Mar 21:e13389.
M. Montessori, La mente del bambino, Garzanti; 2a edizione (14 giugno 2022).
J. Mujica, Non fatevi rubare la vita, Castelvecchi, 2019.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 28, Numero 1, anno 2024
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