Il Nido Psichico Rappresentazionale. Spazio e Tempo della Genitorialità.
Come evidenzia Stern in Nascita di una madre (1999), la maternità comporta una modifica
importante: dall'essere figlia al privilegiare la propria posizione di madre. Questo implica gioia per ciò
che si è guadagnato, ma anche tristezza per ciò che si è perso. «La gestante è sospesa fra mondo
interno e mondo esterno, a un incrocio di passato, presente e futuro, fra sé e l'altro. La questione di
un'identità in via di mutamento è cruciale e disturbante» (Raphael-Leff, 1993). La donna vive una vera
e propria crisi maturativa (Bibring, 1959, 1961) costituita da una doppia valenza, sia evolutiva sia di
estrema vulnerabilità.
Avvengono, in sostanza, una destrutturazione e una riorganizzazione
dell'identità. Nell'ottica della Mahler (1975), la gravidanza è vista come terzo processo di separazione
e individuazione. La donna raggiunge con la maternità una maggiore individuazione di sé stessa,
acquisendo un livello più maturo di integrazione, a seguito di una elaborazione riguardante i propri
conflitti infantili, la relazione con la madre e le identificazioni con quest'ultima. Un'esperienza di
questo tipo, secondo Pines (1982), permette alla donna di identificarsi con una madre onnipotente e
fertile e, contemporaneamente, con la sé stessa bambina realizzando una crescita del Sé, una completa
maturazione della personalità. Questo è possibile attraverso la momentanea regressione che si verifica
durante la prima fase gravidica; regressione che può anche non essere vissuta positivamente,
riattivando così desideri di fusione con la propria madre. Verrebbe a determinarsi in questo modo il
parziale fallimento del processo di separazione-individuazione. Vissuti e conflitti non risolti non
permetterebbero, quindi, la maturazione necessaria per completare la transizione da donna a madre, da
figlia a genitore. Tali aspetti irrisolti, i cosiddetti "fantasmi nella stanza del bambino" (Fraiberg et al.,
1975), potrebbero così interferire con il proprio ruolo genitoriale all'interno della relazione diadica
madre-bambino.
Appare, dunque, necessario prendersi cura dello spazio psichico che viene a crearsi durante la
gravidanza. La psicoanalisi parla di quell'area di pensiero dedicata al bambino non ancora nato, la
quale è culla delle rappresentazioni, dei desideri, delle emozioni e delle fantasie genitoriali, in cui
affonda le sue radici la relazione di attaccamento prenatale; quel grembo psichico che accoglie il
"bambino immaginario" (Stern, 1990), il "bambino fantasmatico" di cui parla Lebovici (1983) definito
il "bambino del sogno" da Vegetti Finzi (1991), ossia l'immagine del piccolo che emerge dalle fantasie
dei due futuri genitori, risultato della loro storia e del loro mondo interno.
Da questi presupposti teorici ho delineato il concetto di Nido Psichico Rappresentazionale.
A
livello etimologico, il costrutto si compone di tre termini: nido, dal latino nidus, luogo di origine e
rifugio in cui accogliere e dare alloggio; psichico, termine che definisce e chiarisce l'appartenenza del
nido alla psiche, evidenziando, in tal modo, la sua natura; rappresentazionale, aggettivo che fa
riferimento alle rappresentazioni mentali e che rende maggiormente definita la funzione del nido
psichico.
Nello specifico, giungendo così ad una comprensione più ampia del concetto, la cosiddetta
"fantasticheria della madre" (Marinopoulos, 2005) e, aggiungerei, del padre, permette di avviare una
sorta di "gravidanza psicologica" (Ferrara Mori, 2008): il bambino, oltre che nel grembo materno, è
accolto, già prima del suo concepimento, nella mente dei suoi genitori.
Il Nido Psichico Rappresentazionale, pertanto, rappresenta lo spazio psichico che accoglie le rappresentazioni relative
al proprio bambino e al proprio Sé genitoriale in divenire, permettendo di immaginare il proprio
Essere genitori e definire la propria identità in evoluzione.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 28, Numero 1, anno 2024
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