Il Nido Psichico Rappresentazionale. Spazio e Tempo della Genitorialità.
Dopo aver esplorato gli aspetti etimologici e concettuali che definiscono il costrutto, mi accingerò
ora ad esporre gli elementi immaginifici, emotivi e sentimentali che concorrono a delineare la
metafora del Nido Psichico Rappresentazionale.
Il potere evocativo della parola Nido fa sì che
immagini tratte dalla natura affollino veloci la nostra mente, sensazioni corporee come calore e senso
di contenimento ci raggiungano. L'etimologia stessa del termine svela significati poetici e figurati
relativi a luoghi dove trovare posto, dove trovare la propria casa. Gli stessi verbi annidare e nidificare
ci conducono alle accezioni di accogliere, metter su casa, prendere dimora.
In particolare, la parola
annidamento ci riporta al momento in cui l'embrione prende dimora nel corpo della donna, trovando il
proprio posto, la propria casa, il proprio nido nel ventre materno. Il corpo della madre accoglie,
protegge e nutre la nuova vita dentro di lei.
In altre parole, il Campo Organismo Madre custodisce
dentro sé il Campo Organismo Feto.
«Il feto, in quanto campo organismo, è strutturato, organizzato e
funzionante nel flusso dinamico di stimoli e alimenti molteplici biologici, sensoriali, emotivi, ecc., in
divenire, del Campo Organismo Madre» (Frateschi, 2012).
Il termine nidificazione fa specifico
riferimento ad un insieme di atti compiuti per assicurare alla prole in arrivo un nido, luogo da
custodire e proteggere. In uno studio del 2013, condotto da un gruppo di ricercatori della McMaster
University di Hamilton, in Ontario, dal titolo "Evidence of a nesting psychology during human
pregnancy", è stato evidenziato come i comportamenti di nidificazione siano presenti nell'essere
umano così come nel mondo animale, raggiungendo il picco nel terzo trimestre di gravidanza.
Nonostante l'affaticamento caratteristico di questa ultima fase, le donne
comunicano un aumento di attività, evidenziando come il desiderio di creare un
nido sia una forza motivante molto potente.
L'esplosione di energia che caratterizza tali comportamenti spinge la donna a strutturare e organizzare il luogo che accoglierà il nascituro, in ottica protettiva e di tutela del bambino.
Tale meccanismo ci lega al nostro passato ancestrale ed evolutivo, permettendo la costruzione di un ambiente sicuro finalizzato a promuovere il legame tra madre e bambino.
Darchise, in un articolo pubblicato nel 1999, parla di "nidificazione psichica", delineando in questa metafora il processo di costruzione di uno spazio psichico genitoriale, determinato da una ristrutturazione e riorganizzazione intrapsichica e intersoggettiva.
Missonnier (2003) fa riferimento ad un "nido psichico prenatale parentale" e, entrando più nello specifico, ad una "nidificazione parentale" e ad una "nidificazione fetale" (Missionier, 2007), facendo riferimento a due processi psicosomatici, reciproci ed inestricabili, che riguardano il genitore e il feto durante la gravidanza.
Gli autori da me citati hanno utilizzato nei loro lavori la metafora del nido secondo declinazioni differenti, condividendo, tuttavia, la visione relativa alla costruzione identitaria genitoriale, descritta come un processo in divenire.
Secondo l'ottica che voglio utilizzare per inquadrare il concetto da me ideato, definisco tale destrutturazione / ristrutturazione dell'identità materna e paterna come processo psichico immaginifico e creativo.
Questa visione ci mostra una prospettiva differente attraverso cui
considerare il periodo dell'attesa. Essa si svela come fase di evoluzione caratterizzata da una potenza
generatrice e creativa capace di dare forma ad una genitorialità sognata, dando così vita al modo
proprio di Essere genitori.
«Se un neonato della specie umana non fosse dapprima desiderato e immaginato dai
genitori, già nel grembo materno, quindi, alimentato e protetto, rischierebbe di
morire prima di venire alla luce del mondo.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 28, Numero 1, anno 2024
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