SIDS: Sudden Infant Death Syndrome
La Sindrome della Morte Improvvisa del Lattante (SIDS, *Sudden Infant Death Syndrome*) rappresenta una delle principali cause di morte nei neonati entro il primo anno di vita. Si caratterizza per un decesso improvviso e inspiegabile, che persiste come tale anche dopo un'approfondita indagine post-mortem, comprendente un'autopsia completa, l'analisi delle circostanze del decesso e la revisione della storia clinica del neonato.
Il termine "SIDS" fu introdotto da Beckwith nel 1969, e da allora è stato rivisto più volte per migliorare l'accuratezza diagnostica e chiarirne i confini clinici.
Nel 1989, un gruppo di esperti propose una definizione che specificava la SIDS come la morte improvvisa e inspiegata di un lattante sotto l'anno di età, in cui una dettagliata indagine post-mortem non riesce a identificare una causa precisa. Questa definizione sottolineava l'importanza di includere, oltre all'autopsia, l'analisi della scena del decesso e la storia clinica del bambino, riconoscendo la complessità della SIDS, che si colloca all'intersezione tra medicina clinica e medicina legale.
Nel 1992, Beckwith suggerì una distinzione tra casi "tipici" e "atipici" di SIDS, riflettendo le variabilità cliniche osservate nei casi esaminati.
Nel 2003, la necessità di un aggiornamento sui criteri diagnostici e sulla stratificazione delle forme cliniche portò alla definizione di San Diego, formulata nel 2004 da un panel internazionale di esperti.
Secondo questa definizione, la SIDS è la morte improvvisa e inaspettata di un lattante di età inferiore a un anno, avvenuta apparentemente durante il sonno, e che rimane inspiegata nonostante un'accurata indagine, inclusa un'autopsia completa e l'esame delle circostanze della morte e della storia clinica.
La SIDS si distingue da altre cause di morte infantile, quali malformazioni congenite e complicanze prenatali, che presentano un'eziologia nota.
Tuttavia, esiste un sottogruppo di morti infantili improvvise e inattese, conosciuto come
Sudden Unexpected Death (SUD), che si verifica senza una causa apparente e che, anche dopo indagini approfondite, rimane non spiegato.
Le attuali teorie eziologiche sulla SIDS ipotizzano una combinazione di fattori predisponenti, tra cui una vulnerabilità intrinseca del neonato, associata a un periodo critico dello sviluppo e a fattori di stress esterni.
Tra i fattori di rischio più rilevanti figurano la posizione prona durante il sonno, l'uso di superfici morbide, la condivisione del letto con i genitori e l'esposizione al fumo di sigaretta.
Il
modello a triplo rischio, utilizzato per spiegare la patogenesi della SIDS, postula che il decesso avvenga in un neonato vulnerabile durante un periodo critico dello sviluppo, in presenza di stress esterni che possono alterare la regolazione cardiorespiratoria.
Nonostante le numerose ricerche, l'eziopatogenesi della SIDS rimane in gran parte non definita. Studi recenti indicano che disfunzioni nel tronco encefalico, specialmente nei recettori della serotonina, potrebbero compromettere la risposta del neonato a situazioni di ipossia. Altri fattori proposti includono infezioni respiratorie e anomalie genetiche che aumentano la suscettibilità alla sindrome. Anche i neonati pretermine o con basso peso alla nascita sono considerati a maggior rischio di SIDS, probabilmente a causa dell'immaturità dei sistemi cardiorespiratorio e neurologico.
L'approccio preventivo si è concentrato su campagne di sensibilizzazione che promuovono pratiche di sonno sicure, come il posizionamento del neonato in posizione supina, l'uso di superfici rigide e l'evitare la condivisione del letto.
Sebbene questi interventi abbiano contribuito a ridurre l'incidenza globale della sindrome, rimane una condizione complessa e multifattoriale, che richiede ulteriori studi per comprenderne appieno i meccanismi sottostanti e migliorare le strategie di prevenzione.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 29, Numero 2, anno 2024
10