Prendersi cura di chi si prende cura: supporto alla genitorialità in Terapia intensiva neonatale
Il nido psichico rappresentazionale e le genitorialità complesse
Il vissuto traumatico legato alla prematurità o all'incontro precoce del bambino con la malattia porta
con sé aspettative disattese, le quali svelano ai genitori una realtà non pensabile, dinnanzi alla quale ci si
ritrova completamente disarmati e maggiormente esposti ad una vulnerabilità relazionale (Giustardi et Al.,
2019). La relazione con il proprio piccolo in incubatrice risulta complessa e l'esperienza in Terapia Intensiva
Neonatale spaventante, densa di timori e preoccupazioni per la vita che sarà. Quel tempo bruscamente
anticipato o trasmutato si trasforma nuovamente in attesa mentre si osserva il proprio bambino crescere in un
grembo altro. La nascita tanto sognata rivela scenari angoscianti, quotidianità stravolte, paure e difficoltà nel
riconoscere in quel bambino riposto in incubatrice il figlio tanto desiderato e sognato. Lo spazio psichico
dedicato alle rappresentazioni materne e paterne, da me definito Nido Psichico Rappresentazionale (Gabrieli,
2024a), necessiterà di maggiore cura e supporto per poter accogliere e accettare il brusco cambio di rotta che
la propria storia di nascita ha dovuto subire. Partendo dalla seguente frase «una nascita prematura implica
una genitorialità prematura» (Imbasciati, Dabrassi, Cena, 2011), possiamo avviare una riflessione sul
processo identitario intrinseco alla genitorialità in divenire e declinarlo, successivamente, nell'ambito della
nascita pretermine.
La gravidanza è, innanzitutto, inquadrabile come fase di transizione dall'essere figli al privilegiare la
propria posizione di genitore, parafrasando Stern (1999). Durante il periodo dell'attesa, «la gestante è sospesa
fra mondo interno e mondo esterno, a un incrocio di passato, presente e futuro, fra sé e l'altro. La questione
di un'identità in via di mutamento è cruciale e disturbante» (Raphael-Leff, 1993). La donna vive una vera e
propria crisi maturativa (Bibring, 1959, 1961) costituita da una doppia valenza, sia evolutiva sia di estrema
vulnerabilità. Avvengono, in sostanza, una destrutturazione e una riorganizzazione dell'identità. La mamma
coltiverà, giorno dopo giorno, le proprie fantasie, i propri desideri, le proprie paure e il proprio amore verso
il figlio in arrivo all'interno di una stanza psichica dedicata alla genitorialità sognata. L'investimento e il
coinvolgimento affettivo della madre verso il bambino atteso viene definito da Winnicott (1958)
"preoccupazione materna primaria". Tale condizione psicologica, particolarmente intensa, permette di
focalizzare le proprie attenzioni sul bambino, escludendo il resto.
Presente anche nel post-partum, questo
stato di elevata sensibilità materna facilita la sintonizzazione della diade, permettendo alla madre di
rispondere in modo adeguato e contingente ai bisogni del proprio figlio. Nel 1969 Winnicott rivisita il
costrutto, evidenziando come esso si sviluppi in entrambi i genitori: attraverso il grembo materno il padre
entra in contatto con suo figlio e con l'esperienza paterna, assumendo un ruolo chiave di protezione per la
madre e per il bambino. Tramite i vissuti della compagna e le narrazioni genitoriali condivise, inoltre, il
padre rielabora la sua storia di figlio, così come avviene per la madre, in un rimescolamento emotivo che, se
ben equilibrato, determinerà la maturazione della coppia, facilitando la fase di transizione verso la
genitorialità. In riferimento a questa fase delicata di crescita e di evoluzione, ho costruito il concetto di Nido
Psichico Rappresentazionale, inquadrandolo ampiamente come «luogo di nascita, luogo di evoluzione,
spazio della mente dedicata al bambino sognato, luogo della cura, spazio in cui coltivare la propria
genitorialità; un'area psichica, quindi, in cui accogliere, supportare e far sviluppare la propria autenticità,
delineando così scenari familiari propri, consapevoli e liberi dai vincoli irrisolti del passato» (Gabrieli,
2024b).
Grazie alla cosiddetta "trasparenza psichica" (Bydlowski,1997), i contenuti inconsci relativi alla
propria storia infantile superano con maggiore facilità la schermatura abituale; tale processo permette alle
mamme e ai papà di avere accesso agli scenari antichi relativi all'esperienza di relazione con i propri genitori
e ai propri vissuti di figlie e di figli. «In altre parole, è come se si delineasse una sorta di finestra, la quale si
affaccia su scenari fino a quel momento rimasti in penombra; l'attenzione del genitore viene richiamata verso
la propria storia infantile, verso la visione interiorizzata di genitorialità e verso la messa in discussione dei
modelli relazionali appresi dalla propria famiglia di origine, determinando in questo modo una rivisitazione
della propria narrazione» (Gabrieli, 2024a). Ciò permette di accogliere le rappresentazioni relative al proprio
Sé genitoriale in divenire, al bambino atteso e alla relazione sognata con il proprio piccolo all'interno del
Nido Psichico Rappresentazionale, il quale custodisce la propria storia di figli e offre al genitore la
possibilità di scrivere un nuovo capitolo della propria vita con parole nuove. Una storia di nascita che si
delinea nel corso della propria evoluzione e si definisce durante il periodo dell'attesa.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 29, Numero 2, anno 2024
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