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Prendersi cura di chi si prende cura: supporto alla genitorialità in Terapia intensiva neonatale
A tal proposito, la National Perinatal Association ha pubblicato nel 2015 un lavoro che suggerisce come il supporto psicosociale dei genitori con figli in TIN debba essere finalizzato a dare alla famiglia la possibilità di un nuovo inizio, mettendo in atto azioni per accogliere e ottimizzare le modalità relazionali genitore-figlio. Difatti, il bambino, inevitabilmente deprivato dei fattori di armonica evoluzione, può essere esposto a rischi psichici a lungo termine (Imbasciati, Dabrassi, Cena, 2011). Facilitando i fattori di protezione alla vulnerabilità neonatale, sia durante l'ospedalizzazione sia nella transizione verso il ritorno a casa, è possibile ridurre lo stress, il rischio di depressione e migliorare la relazione tra bambino e genitore (Dudek-Schriber, 2004; Muller-Nix, Ansermet, 2009).
Nello specifico, i fattori protettivi della relazione genitore-figlio riguardano gli elementi che costituiscono l'intimità nelle relazioni (Kaaresen et Al., 2006): promuoverla durante l'ospedalizzazione fornisce al bambino quelle risorse essenziali per fronteggiare i rischi a lungo termine che la nascita complessa ha determinato e protegge il genitore da possibili evoluzioni psicopatologiche. I programmi di sostegno alla genitorialità permettono alle mamme e ai papà di instaurare con il proprio bambino un graduale contatto e, di conseguenza, una positiva interazione, la quale contribuirà a far sentire i genitori necessari, mitigando sentimenti di impotenza, ansia e depressione. Il contatto pelle a pelle risulta essere una possibilità preziosa per poter agevolare l'intimità suddetta, attraverso un potenziamento del processo di attaccamento, e per supportare un migliore sviluppo neurologico del bambino nel corso della sua evoluzione (Feldman, Rosenthal e Eidelman, 2014).
O'Brien e colleghi (2013) hanno evidenziato come un programma che preveda la presenza attiva del genitore per otto ore al giorno nell'Unità di Terapia Intensiva Neonatale, attraverso la somministrazione delle cure di base al figlio, la partecipazione alle visite di routine e la partecipazione a sedute educative, può determinare una diminuzione significativa dei livelli di stress parentale.
Per promuovere un miglioramento della salute genitoriale e del bambino, a partire dai suggerimenti e dai risultati riportati dagli autori appena citati, risulta necessario strutturare un approccio multidisciplinare e multispecialistico capace di attivare le risorse dell'ambiente di riferimento, incentivando così lo sviluppo neurocomportamentale del piccolo e favorendo un'adeguata gestione emotiva delle mamme e dei papà.

La presenza dello psicologo, finalizzata a sostenere la genitorialità durante il ricovero, può delineare nuove possibilità di salute per gli attori coinvolti in TIN, oltre a offrire nuove lenti per l'individuazione precoce delle forme psicotraumatiche e psicomicrotraumatiche determinate dall'esperienza di ricovero.
Spesso le madri subiscono complicazioni mediche e/o interventi invasivi durante il parto e nel post-partum; i padri possono sentirsi impotenti dinnanzi alla condizione medica materna e neonatale, ritrovandosi a fare i conti con uno shock emotivo tale da non riuscire a mettere in atto strategie di coping funzionali alla situazione vissuta. In altre parole, i genitori si ritrovano disorientati, posti dinnanzi ad uno scenario non pensabile e complesso da metabolizzare e accettare, come è emerso dalla nostra disamina.
Pertanto, è bene definire spazi che possano accogliere i vissuti dei genitori, permettendo alle mamme e ai papà di entrare in contatto con le proprie emozioni, di riflettere sulle aspettative disattese dall'esperienza della nascita reale e di riuscire a prendersi cura del bambino, riappropriandosi delle proprie competenze genitoriali. Lo psicologo può essere l'utile figura professionale, all'interno di questi spazi, capace di individuare i vissuti psicotraumatici e psicomicrotraumatici genitoriali, così da fornire un intervento specialistico e immediato, al fine di evitare evoluzioni psicopatologiche successive e complicazioni nella relazione genitore-bambino.
A tal proposito, l'autore Massimo Frateschi (2018, 2021) evidenzia come negli esseri umani, così come possono presentarsi configurazioni globali di quadri normali e quadri subclinici, con esordi silenti o lievissimi di segni clinici, per ambiti fisiologici, biologici, neurologici, in pari misura, possono presentarsi per l'ambito psicologico.
Nello specifico, all'interno di fenomeni multipli simultanei e in successione, ha origine l'evento critico, il quale può essere di tipo psicotraumatico o di tipo psicomicrotraumatico.

Di seguito la definizione dello psicomicrotrauma ripreso dal saggio "Psicomicrotrauma. Psicoterapia psicodinamica psicoevoluzionista" (2021):

«L'evento psicomicrotraumatico è un tipo di evento che causa nell'individuo un trauma psicologico di entità e di intensità di grado lieve o molto lieve, di durata breve ed estensione minima, con evidenza percettiva bassa. Ne consegue che eventi psicomicrotraumatici determinano segni di sofferenza quasi impercettibili, che, sommandosi, potrebbero avviare i primi segni e comportamenti precursori di rischio per la salute psicologica.

Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 29, Numero 2, anno 2024
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