Prendersi cura di chi si prende cura: supporto alla genitorialità in Terapia intensiva neonatale
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Una sequenza di eventi psicomicrotraumatici accumulati con una concatenazione progressiva specifica,
originale e propria del vissuto individuale, può produrre un aumento della frequenza e della intensità del
fenomeno disturbante nel soggetto, fino alla sua emersione. Da una sequenza di eventi psicomicrotraumatici
accumulati infantili possono determinarsi comportamenti precursori a rischio di patologia».
(Frateschi, 2007, 2015)
Tali riflessioni teoriche permettono al professionista psicologo di porre l'attenzione non soltanto
sugli eventi eclatanti, visibili e facilmente individuabili e classificabili come traumatici, ma anche su eventi
meno visibili e meno facilmente definibili come condizioni potenzialmente traumatiche. Indossare le lenti
dell'orientamento psicodinamico psicoevoluzionista (Frateschi, 2012, 2021) permette di esplorare la storia
genitoriale, di riordinare gli eventi psicotraumatici e psicomicrotraumatici attuali e del proprio passato, di
cogliere risorse preziose presenti nelle narrazioni materne e paterne, così da offrire la possibilità di riarredare
il proprio Nido Psichico Rappresentazionale di nuove immagini ricche di speranza e fiducia.
Prendersi cura di chi si prende cura non significa soltanto sostenere le mamme e i papà, ma anche
supportare il personale di reparto, in modo tale da aiutare i professionisti a restare disponibili emotivamente
anche in situazioni complesse, traumatiche e disorientanti (Steinberg&Kraemer, 2010).
La figura dello
psicologo risulta fondamentale in tal senso, sia per sostenere i genitori in TIN e gli operatori sanitari sia per
offrire formazione specialistica al personale ospedaliero, in modo da facilitare la presa in carico della
famiglia, rappresentando così un punto di riferimento per il supporto genitoriale e per il miglioramento dei
servizi ospedalieri. Nello specifico, l'impegno professionale quotidiano e il contatto con storie traumatiche e
dolorose possono esporre, sul lungo periodo, gli operatori a maggiori rischi di esaurimento delle proprie
risorse, di riduzione della performance lavorativa e di deterioramento progressivo del proprio impegno.
Per tali ragioni, risulta importante delineare spazi che possano accogliere e
supportare anche gli operatori sanitari, al fine di preservare la salute di
medici, infermieri e operatori della salute in TIN. Inoltre, potrebbe
rappresentare un'ulteriore risorsa la creazione di gruppi interdisciplinari
volti al miglioramento della comunicazione tra personale ospedaliero e famiglie,
in modo da prevenire possibili forme comunicative inefficaci, poco chiare e non
funzionali nel supportare il vissuto doloroso delle mamme e dei papà.
Lo psicologo, inoltre, può accompagnare la transizione della famiglia verso le dimissioni, attraverso la trasmissione di informazioni e buone pratiche, al fine di proseguire il sostegno alla genitorialità avviato in ospedale.
In questi casi, la messa in atto di proposte come il Family Home Visiting (Tambelli, Volpi, 2015) può delineare nuovi scenari familiari di vita e di speranza. L'osservazione delle dinamiche relazionali in ambiente domestico potrà così offrire la possibilità di intercettare precocemente disagi emotivi e difficoltà relazionali nell'unità genitore-bambino a seguito di un ricovero prolungato e traumatico, mettendo in atto una effettiva prevenzione primaria volta a interrompere possibili evoluzioni psicopatologiche. L'esposizione precoce allo stress da parte del nato pretermine, determinato dall'imprevisto cambio di rotta della sua storia di nascita e dal ricovero in TIN, può generare una vulnerabilità emotiva, la quale potrebbe determinare complessità future di sviluppo.
Il supporto emotivo/affettivo/relazionale all'unità genitore-bambino, durante l'ospedalizzazione, l'osservazione e il sostegno domiciliari, permette di intercettare precocemente fattori di rischio e di potenziare i fattori di protezione presenti nel nucleo familiare.
É possibile così promuovere la salute della famiglia e sostenere la sicurezza dell'attaccamento precoce, costruendo nuove possibilità di evoluzione per l'individuo futuro e per la comunità del domani attraverso la promozione del potenziale cognitivo/affettivo/emotivo/relazionale umano.
CONCLUSIONI
Costruire nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale una sinergia tra professionisti e genitori
significa mettere al centro delle cure la famiglia. Come riportato da Stablum e Giustardi (2019), l'assistenza
centrata sulla famiglia include i seguenti punti da sviluppare:
1. rispondere ai bisogni emotivi e sociali della famiglia;
2. assicurarsi che i genitori e gli altri membri della famiglia ricevano informazioni chiare;
3. chiedere il consenso dei genitori prima di un trattamento;
4. spiegare ai genitori come prendersi cura del loro bambino;
5. sostenere la relazione genitore-figlio, in modo tale da supportare la costruzione del legame di
attaccamento;
6. considerare e rispettare il background religioso e culturale della famiglia.
Rivista Italiana on line "LA CARE" Volume 29, Numero 2, anno 2024
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