Rivista Italiana online la "Care"
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LA NASCITA DEL PADRE
A. Giustardi, A. Semjonova
Sono infinite le occasioni che un papà può sentire di giocare un ruolo fondamentale nell’accudimento e nella crescita emotiva del proprio bambino. Tutti momenti di passaggio, i cambiamenti o le sfide evolutive ( la nascita di un nuovo fratello, l’ingresso alla scuola materna, una malattia o un’ospedalizzazione) costituiscono passaggi cruciali in cui è essenziale che il papà ci sia perché vuole esserci. Invece, molte volte, questi momenti sono totalmente gestiti dalle mamme. Se la scuola offre serate di approfondimento dedicate a temi educativi, la platea sarà al 99% costituita da mamme. Se c’è un bambino da accompagnare dal pediatra o dal dentista, la mamma è quasi sempre la figura in gioco.
Le mamme non sono più brave o capaci del papà nel gestire questi momenti, ma dovranno continuare a farlo finché noi padri ci sottraiamo usando molte e diverse scuse.
Il vincolo del lavoro frequentemente ci viene incontro, ma spesso è proprio la nostra difficoltà emotiva che ci obbliga a delegare il ruolo a favore della nostra compagna. In molti casi, infatti, non sapremmo come gestire la paura o il dolore del nostro bambino nello studio del medico o del pediatra. Perciò lasciamo che a occuparsene sia sempre e soltanto la mamma.
Purtroppo, però, tutto questo condannerà sempre più noi papà a percepirci incompetenti e inefficaci in situazioni difficili e complesse.
La presenza del padre può essere intesa come un fattore positivo anche in termini di resilienza, cioè di capacità della famiglia di superare situazioni critiche attivando risorse materiali, socio-relazionali ed emozionali. Inoltre, si evidenzia come la presenza di un padre eserciti una positiva influenza sullo sviluppo cognitivo, misurato sia in termini di QI che di successo scolastico.
L’esperienza di molti insegnanti è che le difficoltà di apprendimento dei bambini sono spesso legate a dinamiche familiari disfunzionali che impediscono al minore di crescere in un ambiente sufficientemente sereno da garantire energie allo studio ed uno spazio mentale ai contenuti di apprendimento.
Conferme alla rilevanza dell’impegno della figura paterna sono emerse anche nelle 24 pubblicazioni inserite nella overview Acta Pediatrica ( 2001- 2011).
In tale rassegna gli studiosi hanno ben evidenziato come l’impegno del padre sembra avere effetti differenti sui risultati desiderabili: riduce la frequenza di problemi comportamentali nei ragazzi, riduce i problemi psicologici nelle giovani donne, migliora lo sviluppo cognitivo, mentre da una lato diminuisce la delinquenza e lo svantaggio economico in famiglie dal basso profilo socio-economico.

In una società ormai definita “industriale” o moderna dove aumenta la qualità della vita, saltano i ruoli tradizionali a favore della donna, che vede la sua apparizione nel mondo del lavoro e dove la società patriarcale non trova più posto, alla domanda “che funzione ha la figura paterna nello sviluppo psicologico del bambino?” le risposte risultano ancora legate ad un immagine di società tradizionale, o peggio ancora inesistente. Il risultato di ciò è da ricercarsi sia nei contesti socio-culturali nel quale viene identificato un padre provider-protector, in primis nella religione cristiana che, a suo modo, ha contribuito a diffondere questo modello familiare considerando i ruoli genitoriali distinti e complementari: la madre, simbolo dell’amore e della tenerezza e il padre, simbolo della legge e dell’autorità (BADINTER,1992).

La ferita dei non amati:

Molti adulti sperimentano dolore di una ferita mai sanata. Molti figli di ieri, infatti, sono cresciuti con impressione di avere costituito un ostacolo alla vita al realizzazione piena di propri genitori. Sono figli fragili di genitori vulnerabile in lotta e in ricerca di un’occasione nella vita che non è mai arrivata., così i figli sperimentano un clima di sospensione e di indefinitezza.
Molte volte questi figli si sono accomodati con discrezione, pazienza e silenzio nei problemi dei propri genitori cercando di non dare il minimo disturbo, crescendo in modo invisibile con la sola speranza di non dovere mai assistere a separazioni e divorzi. Altre volte hanno urlato loro bisogno, adottando comportamenti trasgressivi e devianti, richiedendo con modalità urgenti ed estreme che gli adulti si prendessero cura di loro.
Quasi tutti si sono sentiti, comunque, soli e incompresi.
Il padre, in tali situazioni, è stato per molti il grande assente. Se la mamma ha, in situazioni anche molto difficili, spesso cercato di operare una mediazione nella relazioni con i propri figli, lo stesso non sempre si è verificato sul versante paterno.
Padri freddi, autoritari, rigidi, distanti: esiste un’intera collezione di aggettivi che raccontano le caratteristiche i figli di ieri hanno proiettato la figura del proprio padre. Per tutti esiste una consapevolezza chiara di non essere stati soggetto d’amore, di non aver trovato nel proprio padre quella figura calda e potente, sicura e accogliente in grado di garantire un sufficiente senso di sicurezza e autostima che è il miglior carburante per una vita serena. Non aver sperimentato un padre amorevole è una ferita che si acuisce quando un uomo diventa egli stesso padre.
A. Giustardi, A. Semjonova
Rivista Italiana online "La Care" Vol 5 No 2 anno 2016- pagina 29 - Avanti »