IL PIANTO INSPIEGABILE E INCONSOLABILE DEL NEONATO: COME POSSIAMO SOSTENERE I GENITORI
M. Stablum, A. Giustardi
Il pianto inspiegabile, inconsolabile del neonato rappresenta un grande stress per i genitori.
Da ricerche europee si stima che dal 5% al 29% dei neonati piangono in modo eccessivo.
Il pianto infantile è stato collegato allo stress prenatale, perinatale e post natale.
Molti studi su animali suggeriscono che lo stress ripetuto in gravidanza favorisce la comparsa di problemi comportamentali. Per esempio, è stato dimostrato che lo stress prenatale provoca cambiamenti strutturali a livello dell’ippocampo nelle scimmie. Analogamente è stato visto nei topi che lo stress ha modificato non solo l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene ma anche altri neurotrasmettotori come la noradrenalina, la dopamina, l’acetilcolina, e la serotonina.
Queste variazioni neuroendocrine possono portare ad aumento della sensibilità allo stress e a disturbi emotivi, purtroppo non esistono molti studi sugli umani.
Lo stress prenatale provoca problemi comportamentali (iperattività, problemi del sonno, problemi emotivi) in bambini a 2 anni di vita. Analogamente la percezione dello stress post natale è stato associato a problemi comportamentali in neonati di 3 mesi.
Ci sono pochi lavori prospettici che trattano del pianto neonatale in relazione a problemi psicosociali della donna in gravidanza (ad esempio sull’autodeterminazione/autostima/self-efficacy). La self-efficacy è definita come: il credere nelle proprie capacità per raggiungere un obiettivo. Questa qualità influenza i sentimenti, le credenze ed il comportamento di una persona. La self-efficacy può essere tradotta come autodeterminazione/autostima/risorse personali .
Un’autostima sufficiente gioca un importante ruolo nel proteggere una donna dall’aumento dello stress durante la transizione alla maternità, cioè dopo il parto.
Uno studio prospettico, del 2012 di Bolten et al, ha rilevato che a 6 settimane di età postnatale, i neonati le cui madri avevano subito stress durante l’ultimo trimestre di gravidanza erano più irrequieti e piangevano di più. È stato inoltre evidenziato che l’autodeterminazione materna (self-efficacy) modera gli effetti negativi dello stress prenatale sul pianto e sui problemi di comportamento infantile.
Fino al 20% delle madri, nei paesi sviluppati, riferiscono di un pianto eccessivo dei loro neonati. Anche se spesso è una condizione benigna ed auto-limitata, un bambino che piange, ed in particolare che strilla più di 3ore al giorno, per più di 3 giorni a settimana e per più di 3 settimane di fila è spesso vittima di abusi, svezzamento precoce e depressione materna.
Non si conoscono le cause di pianto eccessivo nel bambino. Tuttavia l'umore materno e la gestione neonatale possono influire direttamente sul comportamento neonatale e viceversa. È risaputo che le madri che sperimentano la depressione postnatale possono allontanarsi dal loro bambino che, a sua volta, può allontanarsi dalla madre.
È noto che le madri di bambini che piangono eccessivamente hanno più probabilità di manifestare sintomi depressivi rispetto alle madri di bambini che non piangono.
L’articolo di Petzoldt et al. esamina questo dibattuto argomento. Gli autori hanno esaminato un gruppo di 360 donne attraverso sette punti dalla nascita a 16 mesi di vita del neonato. Hanno trovato che le donne con un disturbo d’ansia prima della gravidanza erano ad alto rischio di avere un neonato che piangeva troppo a 2,4,16 mesi dopo il parto, paragonate a donne che non avevano disturbi d’ansia e che il rischio era aumentato per quelle donne che avevano sviluppato un disturbo durante la gravidanza. Si ipotizzava che ciò era dovuto ad un particolare atteggiamento intrusivo dei genitori che aumentava il pianto del bambino.
Classico esempio: mentre si aspetta la visita dal pediatra la madre ansiosa cerca di calmare il bambino con movimenti agitati, scuotendolo, mentre evidentemente il bambino è stanco e vuole dormire per cui ha solo bisogno di calma per addormentarsi. Questo atteggiamento intrusivo e l’interpretazione sbagliata dei messaggi del neonato stanco aumenta l’intensità del pianto.
Dopo il primo anno di vita (16 mesi) il pianto eccessivo riflette l’incapacità del lattante di autoconsolarsi ed autoregolarsi. Un’altra spiegazione sulla relazione tra l’ansia materna perinatale e il pianto infantile è l’ipotesi della programmazione fetale.
M. Stablum, A. Giustardi
Rivista Italiana online "La Care" Vol 6 No 3 anno 2016- pagina 13
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