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IL PIANTO INSPIEGABILE E INCONSOLABILE DEL NEONATO: COME POSSIAMO SOSTENERE I GENITORI
M. Stablum, A. Giustardi
Certamente si potrebbe passare molto tempo sul fiume a studiare il ritmo e la durata delle inondazioni. Si potrebbero erigere altre dighe lungo il fiume oppure sviluppare sistemi sofisticati di drenaggio. Tutto ciò non cambierebbe la causa del disturbo. La soluzione reale consiste nell’apertura della diga ed il ripristino dell’equilibrio naturale del flusso. Se l’acqua può scorrere senza interruzioni, si elimina il rischio d’inondazioni. Nella terapia orgonomica applicata al neonato comprendiamo i sintomi psicosomatici come manifestazioni di un sistema energetico sbilanciato.
Il blocco del processo di flusso bioenergetico nell’organismo porta a ristagni ed a disguidi dell’energia vitale. Lo sviluppo di un sintomo è un tentativo dell’organismo di legare l’energia accumulata e trattandolo con un equilibrio disturbato, di bilanciarlo. In assenza di questo processo di legame energetico attraverso la formazione del sintomo, l’energia di ristagno verrebbe vissuta dal neonato come svogliatezza, paura e dolore. In questo senso, la formazione del sintomo è un meccanismo di sopravvivenza del neonato.
Torniamo all’esempio del fiume: simile all’eliminazione della diga porta solo l’eliminazione del blocco energetico (diga) al ripristino dell’autoregolazione dell’organismo come salvezza dal dilemma. Così, un neonato traumatizzato alla nascita, mostra maggiore irrequietezza, piagnucolio ed evita il contatto visivo. È impressionante osservare, come un neonato può cambiare in pochissimi minuti la sua immagine completa, quando il flusso energetico viene riattivato attraverso un amorevole e delicato massaggio. L’apertura del blocco fa diventare superfluo il sintomo.

Come possono essere sostenuti i genitori e i loro figli.

Lo psichiatra e psicoterapeuta Daniel Stern asseriva che durante il trattamento di neonati e genitori dare consigli provoca un disturbo al loro rapporto. La figura professionale deve quindi sostenere i genitori in un percorso di crescita ascoltando i loro bisogni e portandoli ad un confronto con loro stessi e con il loro nuovo mondo di genitori.
La vicinanza verso il bambino è possibile solo se abbiamo un buon contatto con noi stessi.
Quando un bimbo piange non si deve pensare a cosa fare ma bensì bisogna cercare di capire, immedesimandosi in lui e nei suoi bisogni, ritrovando la fiducia in noi stessi e nella natura.
Il pianto è la comunicazione del bambino, è un suo bisogno come mangiare , ricevere coccole, essere preso in braccio, essere accarezzato.

Ci sono bambini che piangono molto e hanno bisogno di tanta attenzione e di essere ascoltati dai loro genitori perché vogliono raccontare il loro disagio.
I figli hanno bisogno di genitori sicuri che forniscano orientamento, protezione, accompagnamento e siano una guida. Non vogliano genitori perfetti. Ogni genitore fa quello che in quel momento riesce a fare. La bellezza della vita è che abbiamo sempre la possibilità di cambiare, di perdonare. Tutto quello che facciamo aiuta a creare un legame forte con i nostri figli, che permetterà loro di creare relazioni sociali e affettive future.
Il neonato piange a causa di un eccesso, di stimoli visivi, tattili, uditivi che lo circondano e a cui lui non sa dare significato.
Uno dei nostri bisogni fondamentali è essere compresi, soprattutto da piccoli. Inoltre i bambini, fin da neonati, sono spugne: assorbono parole e atteggiamenti dei genitori. Se questi, durante una situazione di crisi del bambino, si fanno sopraffare da rabbia, delusione e nervosismo, trasmetteranno al bambino insicurezza e provocheranno inevitabilmente comportamenti ancora più "problematici". Bisogna imparare a guardare il mondo con gli occhi del bambino, cercando di capire perché urla e piange o perché disubbidisce. Dunque prima di agire immedesimatevi nei suoi pensieri e nelle sue paure.
Il pianto nel bambino è quindi fisiologico e solo in alcuni casi diventa eccessivo e quindi sintomo di un disagio.

Definizione dei cosidetti bambini "Urlanti"
Nelle prime 6 settimane piangono per circa 2,5 ore. / giorno
Dal 3. mese piangono 1 ora al giorno
• (fonte: Wolke 1994)

Premesso che i genitori vogliono dare al bambino quello che loro non hanno ricevuto, di cosa hanno bisogno per far crescere bene il bambino?

I SETTE PRINCIPI

(Ray Castellino)

• Cooperazione e supporto
Lavorare con i bambini significa necessariamente lavorare con la famiglia. La famiglia deve cooperare e supportare perchè questo fa sentire sicuri e accolti.

•La libera scelta di dire no e si
Ognuno può decidere e anche il bambino quando è possibile. Ed è importante anche saper riconoscere quando un bambino dice si o no
M. Stablum, A. Giustardi
Rivista Italiana online "La Care" Vol 6 No 3 anno 2016- pagina 15 - Avanti »