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La Vitamina D(el) sole

A.C. Niespolo, A. Semjonova, L. Nosetti, C. Bonvicini, C. Verola, M. Agosti

Abstract

La vitamina D è un nutriente essenziale per avere denti ed ossa sani e forti, è la “vitamina del sole”, perché viene prodotta dall’organismo a seguito dell’esposizione alla luce solare. La vitamina D è fondamentale a tutte le età, sia in quella pediatrica che nell’età adulta. Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse e l’attenzione della comunità scientifica nei confronti della vitamina D per via della ripresa di patologie deficitarie quali in rachitismo, ma anche per la scoperta di interessanti funzioni della stessa che potrebbe essere utilizzata in molti campi per il trattamento di diverse patologie. In questo breve articolo abbiamo voluto riportare qualche novità a riguardo e sottolineare la necessità di una profilassi adeguata nelle diverse fasce di età.

Key Words:

Vitamina D, Neonati, Bambini, Adolescenti

Il calciferolo (vitamina D), è liposolubile, cioè ha la capacità di distribuirsi bene nei tessuti ricchi di grassi e nonostante il nome non è una vitamina ma un ormone che regola il metabolismo del calcio.
Le differenti forme di calciferolo ed i loro metaboliti hanno in comune: una struttura secosteroide, un sistema trienico di doppi legami, una catena laterale in posizione C17 ed un gruppo idrossile in posizione C3.
La vitamina D deriva dall’esposizione alla luce del sole, dalla dieta e dai supplementi aggiunti alla dieta.
La vitamina D è presente come D3 (colecalciferolo), che si forma per l’esposizione alla luce ultravioletta del 7-deidrocolesterolo, presente nella lanolina degli animali e come D2 (ergocalciferolo), che viene sintetizzata in seguito all’esposizione alla luce ultravioletta dell’ergosterolo, presente nei lieviti e nelle piante (Figura 1).

Figura 1 Colecalciferolo ed Ergocalciferolo (Tratto da Le vitamine: aspetti metabolici, genetici, nutrizionali terapeutici)


Sia la vitamina D3 che la vitamina D2 possono essere assunte con la dieta ma la quota preponderante di vitamina D3 deriva dalla conversione del 7-deidrocolesterolo (o provitamina D) a seguito dell’esposizione della cute a raggi ultravioletti di specifica lunghezza d’onda (UVB tra 290 e 315 nm).
La luce solare è caratterizzata dalla presenza di queste radiazioni solo per un numero limitato di ore, che varia a seconda della stagione e della latitudine.

In Italia, la produzione di vitamina D legata all’esposizione solare è trascurabile nei mesi invernali. Altri fattori che condizionano fortemente la sintesi vitaminica sono l’età (a parità di esposizione solare il soggetto anziano ne produce il 30% in meno), la superficie e lo spessore della cute esposta al sole, il tempo di irradiazione, l’uso di creme protettive, che possono ridurre del 97% la sintesi cutanea di vitamina D.
Alle latitudini temperate, l’80% del fabbisogno di vitamina D è garantito dall’irradiazione solare ed il restante 20% è assicurato dall’alimentazione.
La vitamina D3 è contenuta quasi esclusivamente nei grassi animali, mentre trascurabile e la quota di vitamina D2 presente in alcuni grassi vegetali.
Come abbiamo già accennato, la vitamina D è fortemente liposolubile.
Essa viene rapidamente assorbita a livello duodenale e digiunale e distribuita attraverso la circolazione linfatica quasi totalmente al tessuto adiposo, da cui viene liberata in piccole quantità rispetto alla quota immagazzinata (Adami S., et al., 2011).
Per tale motivo dobbiamo ricordare che una maggiore massa adiposa “diluisce” la vitamina D e questo spiega il rischio della sua carenza sia più elevato nei soggetti obesi. Un progressivo dimagrimento e la perdita del tessuto adiposo si associa ad un parallelo aumento dei livelli circolanti di vitamina D (Wamberg L. et al 2013)
La vitamina D come tale rimane in circolo solo per brevissimo tempo e le sue concentrazioni ematiche sono pertanto molto ridotte (1-2 ng/ml) e, nel corso del transito epatico, vengono convertite in 25-idrossicolecalciferolo [25(OH)D3] ad opera dell’enzima 25-idrossilasi. Questo processo metabolico può aver luogo anche in presenza di una riduzione del tessuto epatico funzionante (Adami S., et al, 2011).
A.C. Niespolo, A. Semjonova, L. Nosetti, C. Bonvicini, C. Verola, M. Agosti
Rivista Italiana online "La Care" Vol 9 No 3 anno 2017- pagina 13 - Avanti »