Il vissuto emotivo della gestante con gravidanza gemellare svelato dal Lüscher color test
La scelta del giallo come colore combinatorio da parte delle gestanti con gravidanza gemellare riporterebbe, invece, ad un desiderio di alleggerimento, di liberazione da una situazione percepita come preoccupante e tesa, mostrando così una disponibilità limitata ed ansiogena in quanto la scelta del giallo potrebbe esprimere anche un desiderio inconscio di sollievo e di sgravio dalle tensioni e dai timori.
Si possono inoltre evidenziare le contraddizioni o “maschere comportamentali” nel linguaggio di Lüscher, tra la scelta degli 8 colori e quella delle forme, che stanno ad indicare contraddizioni attualmente presenti tra i bisogni emotivi (colori) e le situazioni intenzionali (forme). (Tabella 3) Le forme “+” (che rientrano nelle preferenze nella tavola delle forme, mentre il colore associato risulta tra i rifiuti nelle tavola degli 8 colori) esprimono il comportamento agito nel tentativo di superare le problematiche attuali, mentre le forme “-“ (che rientrano nei rifiuti nella tavola delle forme, mentre il colore associato risulta tra le preferenze nelle tavola degli 8 colori) mostrano il comportamento di rinuncia o le difese nei confronti dei bisogni.
Le donne con gravidanza singola hanno tendenzialmente una maschera +6 ed una -3. Se da una parte avvertono la rinuncia al benessere, all’appagamento dei bisogni corporei, dall’altra la maschera mostra una richiesta d’attenzione, di cura, un bisogno di “lasciarsi andare” al benessere rigenerante e/o cercano in qualche modo di sopperire alle difficoltà di accettazione della corporeità così pesantemente interessata nella gravidanza, con un atteggiamento di cura e protezione. Il contemporaneo rifiuto della forma del rosso potrebbe evidenziare il bisogno di reprimere o controllare, nel comportamento, le proprie cariche impulsive aggressive e “distruttive” per proteggere il bambino dai desideri inconsci di rifiuto, amplificati anche dal senso di limitazione, di affaticamento e di rinuncia. Può evidenziare anche un comportamento forzato adattivo al ruolo di madre e di accudimento.
La maschera nel marrone la ritroviamo anche nelle gestanti che vivono una gravidanza gemellare, mostrando il senso di sacrificio e di difficoltà con i vissuti corporei ed il contemporaneo bisogno di recupero di un benessere psicofisico. Non vi è un’ulteriore maschera.
I dati ottenuti tramite questo test evidenziano vissuti e dinamiche inconsce diverse tra le gestanti con gravidanza gemellare e quelle con gravidanza singola, nonostante il metodo utilizzato sia dissimile da quelli normalmente usati.
Si è potuto riscontrare nelle gestanti con gravidanza gemellare una predisposizione maggiore di distress emotivo e di ansia, come già riportato in Letteratura, con indagini psicologiche classiche, basate su questionari all’uopo come ad esempio il Miller Prenatal Attachment Inventory (MAI, Muller 1994), lo State-Trait Anxiety Inventory (STAI,
Spielberger C.D. et al., 1970), il Rosenberg Self-Esteem Scale (RSES) (Rosenberg 1965), e il Social Support Apgar (SSA) (Norwood 1996).
Il distress è documentato anche negli studi di Damato del 2004 (Damato E.G., 2004), che si appoggia ad altri studi passati (Thorpe K. Et al., 1991; Robin M. et al., 1996), da cui si evince una influenza sul livello di attaccamento nel periodo prenatale e postnatale da parte di alcune particolari situazioni perinatali (come il tipo di parto, la depressione, il peso neonatale); come anche dallo studio di Garel del 2006 (Garel M. et al., 2006), basato anche su altri studi meno recenti (Harvey D. et al., 1991; Nys K. Et al., 1998), che descrive la gravidanza gemellare come un evento fisicamente ed emozionalmente stressante, per la maggiore probabilità di complicanze mediche e per le sensazioni di frustrazione e colpa generate dall'impossibilità di stabilire una relazione diadica con ognuno dei neonati (meglio descritte negli studi di Garel M. et al, 2002; e di Van der Zalm JE., 1995).
L’ansia durante la gravidanza è stata rilevata e descritta anche nello studio di Yokoyama del 2004 (Yokoyama Y et al., 2004) e di Sugimoto del 2008 (Sugimoto et al., 2008), che riscontra un maggior livello di ansia di stato testata nelle gravidanze gemellari rispetto alle singole. È stato anche descritto nello studio del 2007 di Beretta (Beretta E. et al., 2007), basato anche su studi passati (Robin M. et al., 1996), un maggior livello di paura nel caso di gravidanze gemellari, soprattutto nei confronti della gestione della prole dopo il parto.
Punto di forza innovativa del presente studio invece parrebbe la scelta di utilizzare un test scevro dall'influenza della coscienza, come afferma lo stesso Lüscher, per valutare lo stato psicovegetativo della gestante, per superare i condizionamenti e le distorsioni del linguaggio verbale e scritto. Una limitazione post hoc potrebbe essere invece la scelta arbitraria del timing dello studio del campione e l’assenza di gestanti extracomunitarie o provenienti da Paesi non industrializzati di basso livello socio-economico. Un'ulteriore limitazione potrebbe essere stata quella di aver escluso arbitrariamente la tavola del grigio e le tavole di variazione dei colori fondamentali. Uno studio successivo potrà tenerne conto ed analizzare così i conflitti, la forza dell’Io, le ambivalenze, le aree sature d’ansia, gli aspetti psicologici, i punti di forza ed i tratti di personalità.
Infine il campione analizzato non è idoneo a differenziare le gravidanze gemellari in spontanee e associate a tecniche di procreazione medicalmente assistita, e di suddividere queste ultime a seconda della modalità con cui si sono ottenute. Saranno perciò necessari ulteriori studi mirati e approfonditi per trarre delle conclusioni definitive, che potrebbero aprire la strada ad eventuali terapie
Rivista Italiana online "La Care" Vol 1 No 1 anno 2013
Savio et Al. - pagina 13 >>
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