Rivista Italiana online la "Care"

La relazione in musica dal periodo fetale: l’importanza del progetto “La voce incanto”.
Lucia Mazzone
pedagogista musicale
Le variazioni del battito cardiaco della madre, le alterazioni del flusso respiratorio determinante dall’ansia o dallo stress, sono tutti elementi capaci di alterare gli stati di ossigenazione e nutrimento fetale e soprattutto l’ambiente sonoro endouterino. Attraverso l’impiego dell'elettrofisiologia e successive analisi, alcuni studiosi hanno esaminato come i neonati elaborano la voce della propria madre rispetto a quella di un estraneo. I risultati suggeriscono che subito dopo la nascita, i neonati analizzano distintamente la voce della loro madre ad un livello pre-attentivo iniziale, successivamente la esaminano ad un livello presumibilmente cognitivo. I dati sperimentali hanno rivelato che l'esposizione alla voce materna attiva un’analisi precoce linguaggio-correlata, mentre la voce di un estraneo attiva risposte voce-correlate. La particolarità del pattern di attivazione a dominanza sinistra insieme alla conseguente sostenuta maggiore attivazione centrale in risposta alla voce materna può fornire il primo indice neurofisiologico del ruolo preferenziale della voce materna nell'acquisizione del linguaggio. Regioni che rispondono specificatamente alle voci sono riscontrabili bilateralmente, lungo il banco superiore del solco temporale con una predominanza di attivazione nell'emisfero destro. Queste aree specializzate nell'analisi della voce sono sintonizzate in modo particolare sulle voci familiari rispetto a quelle che non appartengono alla cerchia famigliare. I risultati suggeriscono che presto, dopo la nascita, i neonati processano la voce della loro madre più attivamente di quella di estranei e ciò avviene sia negli stadi precoci che in quelli più tardivi dell'analisi. Valutando l'intervallo di attivazione, hanno scoperto come la voce materna abbia specifici pattern di attivazione cerebrali. Inoltre, è stato visto che la voce materna viene analizzata precocemente dal lobo temporale sinistro, prima di arrivare ad attivare le regioni centrali del destro. Quindi la voce materna, sintesi sonora per eccellenza di tutti gli stati d’animo che vive la mamma, partecipa totalmente al coinvolgimento emotivo del feto. Molto noti sono anche gli studi condotti da Anthony De Casper che dimostrano quanto il bambino, alla nascita, preferisca il suono della voce materna a discapito di quella paterna o di terzi. Inoltre, i neonati sono in grado di riconoscere le canzoni che le loro madri cantavano durante il periodo di gestazione. Visualizzare il volto della madre insieme all’ascolto della sua voce facilita il processo di riconoscimento del volto della madre da parte del neonato. David Chamberlain afferma: “i bambini non ancora nati sono sensibili, coscienti, comunicativi, intelligenti…” ed è proprio per questo che le madri hanno il compito di comunicare da subito con il futuro nascituro preferendo di gran lunga il cantare al semplice parlare.
Queste ricerche confluiscono tutte nella direzione dell’esistenza di una primordiale vita psichica ed emozionale prima della nascita che contribuirebbe alla formazione del temperamento del nascituro. Il mondo esterno e, soprattutto, l’ambiente sonoro in cui il feto si trova siano in grado di comunicare con il bambino e determinare non solo il suo futuro modo di essere, ma anche la futura relazione con la coppia genitoriale.

Musica e prematuri

La voce materna riduce il rischio di complicanze cardiorespiratorie nei neonati, soprattutto se venuti al mondo intorno alla 33/ima settimana, segno che in questo periodo il piccolo nel grembo materno è più influenzabile da stimoli uditivi. Questi i risultati emersi dallo studio pubblicato sul “Journal of Maternal-Fetal and Neonatal Medicine”, condotto presso la “Neonatal Intensive Care Unit” del Brigham and Women’s Hospital di Boston. La voce materna aiuta i neonati prematuri a crescere sani. Messi in condizione di ascoltare registrazioni della voce materna e del suo battito cardiaco, i piccoli in incubatrice finiscono il loro sviluppo con minori rischi di andare incontro a complicanze cardiorespiratorie, tipiche dei bebè nati troppo presto. L’idea è stata quella di riprodurre una “sensazione uterina” facendo sentire al piccolo non solo il battito cardiaco della madre, ma anche il suono delle sue parole. L’esperimento è stato svolto attraverso delle micro casse atte a riprodurre all’interno delle incubatrici l’acustica sia della frequenza cardiaca che del tono vocale della partoriente ed è stato effettuato su 14 bimbi venuti al mondo tra la 26esima e la 36esima settimana. Lo studio ha dunque avuto un esito promettente ai fini della messa a punto di nuovi protocolli, non solo terapeutici, per la cura dei prematuri.
I nati prematuri, che di solito soffrono per il distacco dalla madre, presentano segni di una crescita migliore utilizzando il cosiddetto “cordone ombelicale sonoro”. Questo è costituito da una serie di registrazioni della voce materna, paterna e di musiche d’ascolto utilizzate dalla madre durante la gravidanza. All’ascolto di tale musicassetta, i nati prematuri rispondono abbozzando sorrisi, distendendo gli arti e addormentandosi più tranquillamente, inoltre si sviluppano meglio e, se malati, guariscono più in fretta. I prematuri che non ne usufruiscono di tale pratica invece, di solito assumono come suono rassicurante il rumore dell’incubatrice.
Già Tomatis sottolineava l’importanza della voce materna come veicolo dei sentimenti della madre.
Rivista Italiana online "La Care" Vol 2 No 1 anno 2014
Lucia Mazzone - pagina 17 >>
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