Rivista Italiana online la "Care"

Imprinting di coscienza del neonato e prospettive sulla sua crescita personale:
ipotesi per un precoce ‘Child Keeping’.
Chiara Sozzi
Pedagogista clinica
energia è assodata, previo training che porti ad un adattamento nervoso. E’ ancora da scoprire com’è l’integrazione delle due funzionalità Coscienza interna – Coscienza esterna nel neonato. Ne è naturalmente capace e lo stimoliamo a mandarne in disuso gli schemi nervosi? Se invece gli schemi di connessione specifici non sono ancora presenti, potrebbe svilupparli direttamente, senza passare per una fase di separazione? Com’è l’attivazione corteccia / aree ricche di neuroni specchio, nelle fasi di veglia in auto – assorbimento?

E’ auspicabile che essere coscienti cessi definitivamente di essere inteso in modo univoco come “essere focalizzati sul mondo esterno”. L’essere presenti al mondo definito dal consenso condiviso come quello della “realtà sensoriale” è una delle dimensioni di consapevolezza. Il paradigma del “tutto o niente”, secondo cui essere svegli significa essere consapevoli, ed essere immersi in se stessi indica lo stato di inconsapevolezza è ormai ampiamente superato (cfr. Vlahos, 2013, p. 46). La prospettiva della ricerca sta aprendo uno scenario in cui si aprono molteplici domande possibili. In quanti modi diversi possiamo conoscere il mondo ? Di cosa siamo coscienti quando non siamo focalizzati sull’aspetto sensoriale del “mondo esterno” ma - immersi in noi stessi - ne consideriamo le dinamiche di relazione, emozionali e di attrazione magnetica ? Da quali differenti allineamenti di consapevolezza possiamo avere differenti visioni di noi stessi, degli altri, della realtà ? La coscienza può essere descritta come un continuum funzionale che va dalla presenza vigile a se stessi ed al mondo circostante, in onde de-sincronizzate e veloci beta - che allinea una realtà secondo parametri sensoriali indotti dalla dominanza dell’attività cerebrale delle aree della corteccia frontale - ad una visione totalmente interconnessa in onde fasiche sincronizzate lente teta, delta, gamma, che dà descrizioni unitarie ed
onnicomprensive di se stessi e del mondo, determinate dalla dominanza dei neuroni specchio (Sozzi, 2011, pp. 47- 49).

IL METODO DI CHILD KEEPING

La mia ipotesi è - in sintonia con D. Stern - che la presenza a se stessi nella Coscienza interna sia il primo stato che sperimentiamo. Nella vita fetale, mentre si formano le funzionalità cerebrali, il cervello viene per la maggior parte del tempo attivato da onde regolari sincroniche ad alta energia (a p.4 abbiamo visto come le onde cerebrali beta siano le ultime a comparire nel cervello del feto). E’ connaturale al feto ed al neonato essere presente ad un Sé stesso fatto di percezioni psichiche interne, di stati d’animo ed emozioni. E’ la percezione degli stati d’animo della madre, nonché la dimensione subliminale nella quale lei entra in connessione con lui e comunica, sintonizzandosi su modalità cerebrali simili a quelle del sogno. Possiamo immaginare che la funzionalità dei neuroni specchio sia molto elevata nei primi mesi di vita fetale, e che solo negli ultimi mesi compaia la modulazione che attiva i funzionamenti della corteccia. ‘Sia in fase di veglia che in fase di sonno, mostrano gli studi, un feto è costantemente sintonizzato con ogni azione, pensiero e sentimento della propria madre’ (Verny, 2002, p. 37). L’immagine che la madre ha di lui come essere consapevole senziente, anziché come di un grumo di vita biologica, incomincia a fare la differenza. Insieme ad alcuni colleghi ipotizzo che già in questa forma primaria di coscienza di sé - che Stern definisce come “sé emergente”- il feto riceve come la madre lo conosce, l’immagine che ne ha. Poi il figlio nasce ed il piano di interconnessione si capovolge: assume priorità l’interazione fisica, sensoriale e verbale. La madre interagisce accudendolo materialmente, e richiama la sua attenzione sulla Coscienza esterna. Inoltre incomincia a rappresentarlo a se stessa come un futuro essere appartenente al “mondo”, che deve imparare a organizzare la realtà (esterna). La dimensione della Coscienza interna viene relegata a quel mondo psichico percepito in gravidanza, che incomincia ad essere staccato dalla realtà quotidiana, ed a cui la madre non sa come dare spazio nelle interazioni consapevoli. Quello che “sapeva” di una diversa consapevolezza non è più legittimato, non si sente più autorizzata a interagire da quello spazio col bambino, perché non è “reale” per la Coscienza esterna intersoggettiva. La Coscienza interna – sia della madre che del neonato - viene così progressivamente sempre più “negata” nella relazione intersoggettiva: gradualmente –
Rivista Italiana online "La Care" Vol 2 No 1 anno 2014
Chiara Sozzi - pagina 13 >>
biblio
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