Rivista Italiana online la "Care"

La relazione in musica dal periodo fetale: l’importanza del progetto “La voce incanto”.
Lucia Mazzone
pedagogista musicale
La presenza in Italia di associazioni che operano con grande professionalità e tanto impegno in questa direzione è la prova evidente di un forte cambiamento nel nostro paese. A tale proposito il prof. Giovanni Piazza, docente di composizione sperimentale presso il conservatorio Santa Cecilia , scrive: “…è l'evidenza con cui emerge l'attitudine "creativa" già così spiccata di questi infanti, che non sono meri imitatori - come ancora vorrebbe la pedagogia applicata più consuetudinaria - ma già instancabili ricercatori sperimentali di soluzioni in qualche forma complementari alle proposte: prolungare, variare, concludere. Piccoli esseri completi in ogni fase evolutiva - non già scatole vuote da riempire - che hanno già voglia e bisogno di 'dire la loro', di esprimere qualcosa di se stessi.



Il progetto “La voce in canto”

Il progetto “La voce in canto” nasce dall’incontro fra una pedagogista musicale che opera in contesti di educazione formale ed informale, un affermato pediatra italiano sempre aperto alle diverse strategie con cui è possibile approcciarsi al neonato e alla sua famiglia, una ostetrica convinta da più di trent’anni dell’importanza del corso pre-parto come momento di crescita longitudinale per la coppia genitoriale e una musicista esperta nella metodologia Gordoniana. Il progetto trae origine dal desiderio di diffondere e promuovere l’importanza dell’esperienza musicale partendo dai corsi pre-parto per poi continuare alla nascita del bambino e per tutto il corso della sua vita. Un’esperienza musicale intesa non “ casuale” ( quel giorno casualmente faccio ascoltare musica al mio bambino, oppure lo ascolto mentre canta e lo accompagno vocalmente…), un linguaggio universale capace di offrire uno spazio “ curato” in cui
volutamente i genitori, fin dal concepimento, offrono ai bambini con una determinata frequenza occasioni di specifiche esperienze musicali. Uno spazio simbolico e relazionale, che promuova l’attivazione di processi di cooperazione, socializzazione, valorizzazione di creatività e partecipazione. La musica sviluppa due tipi di saperi che potremmo così descrivere: a) saperi razionali: quei saperi che coinvolgono consciamente il soggetto e lo portano all’acquisizione di azioni esplorative, compositive ed esecutive attraverso l’ausilio di strumenti musicali, attività corale e di musica d’insieme.
b) saperi emotivi:quei saperi che implicano la costruzione di saperi personali basati sulle percezioni e elaborazioni personali, sulle emozioni e le sensazioni che l’individuo prova durante un’attività musicale. Questi ultimi fanno emergere la musicalità che è in ciascuno di noi. L’apprendimento della musica avviene con modalità molto simili a quelle del linguaggio, sebbene essa non sia una vera e propria lingua. Per capire come il bambino apprenda la musica e in che modo gli esperti e i genitori possano mettere in atto una guida e un’istruzione musicali efficaci, è necessario innanzitutto comprendere l’importanza del ruolo svolto dall’attitudine musicale. Per attitudine ci riferiamo alla misura della capacità potenziale del bambino di apprendere la musica e rappresenta, quindi, una “possibilità interiore” dell’individuo. Ogni bambino nasce con un certo grado di attitudine musicale ma, allo stesso tempo, ogni bambino non nasce con gli organi pronti a compiere le funzioni prodotte dallo sviluppo storico umano. Non si nasce dunque con il senso tonale ne con la capacità di saper intonare le altezze della nostra scala musicale. Questi organi si sviluppano durante la nostra vita sulla base delle esperienze che viviamo. Le competenze intellettuali non si sviluppano nel vuoto ma hanno bisogno di precisi contesti culturali che permettano la formazione dell’esperienza soggettiva. La musica è un sapere multidimensionale in quanto integra in sé vari aspetti, vari canali che portano il soggetto ad esplorare le abilità e competenze che sono innate e a costruire conoscenze e strumenti nuovi. Il progetto “la voce in canto” parte dai genitori perché è dai genitori che dipenderà la formazione del futuro nascituro.
Parlare di educazione genitoriale, oggi, significa progettare, fin da subito, piani educativi e formativi che promuovano esperienze tra loro interdipendenti che portino allo sviluppo di capacità cognitive, emotive, corporee e, soprattutto, che tengano conto della varietà delle “vocazioni” personali che ogni individuo custodisce e che non sempre riesce a tirar fuori e a giovarne.
Rivista Italiana online "La Care" Vol 2 No 1 anno 2014
Lucia Mazzone - pagina 19 >>
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