Rivista Italiana online la "Care"

Imprinting di coscienza del neonato e prospettive sulla sua crescita personale:
ipotesi per un precoce ‘Child Keeping’.
Chiara Sozzi
Pedagogista clinica
E’ l’impressione di un mondo interno scisso, in cui è nascosta la parte più vera di noi, che va gradualmente sfumando nella consapevolezza inconscia, in proporzione all’espandersi del “senso di realtà” del sé sociale che strutturiamo crescendo. Il contatto con la Coscienza interna potrà essere ripescato nell’età adulta, ricorrendo a discipline spirituali, che legittimino l’esistenza di un’interiorità: uno spazio di sé profondo più espanso rispetto a ciò che viene sperimentato dalla Coscienza esterna intersoggettiva. Ma si tratterà di recuperi “esterni”, cognitivi, che renderanno difficile ritrovare la “presenza totale a se stessi” – un’accezione del Sé di K. G. Jung, che sperimentiamo alla nascita (Karavatt, pp.99-100). Stern descrive la coscienza del neonato come presenza interna, “Coscienza emergente”: la stessa funzionalità attivata nell’età adulta negli insight creativi dell’artista e del genio, (Martelli Annovazzi, 1996), nelle visioni unificanti di chi fa ricerca interiore, o raggiunge l’auto-immersione profonda meditativa. E’ quell’immergersi pienamente nella propria interiorità, che l’imprinting sociale sulla coscienza del neonato rende progressivamente inaccessibile.
Un gruppo di ricercatori (Stephen Ross, Psilocybin Cancer Anxiety Study, Università di New York), sta studiando la cura della depressione in malati terminali, che diagnostica come affetti da deficit spirituale, cioè da ‘una grave angoscia e sofferenza emotiva, associata a eventi che minacciano l’integrità della persona […] crea la sensazione che la vita non abbia più valore’ ( Rex E., 2013, p.27). Una malata di tumore ha affermato che - in seguito al trattamento con psilocibina (un alcaloide naturale con una struttura simile alla serotonina) - ‘[…] con il trascorrere dei mesi realizzai di aver guadagnato qualcosa di immenso […] Un persistente senso della vastità inspiegabile della realtà ha modificato la mia visione del mondo. Ora non definisco più me stessa da ciò che è successo al mio organismo, o alla mia vita emotiva’ ( Rex E., p.30). Si sta così ‘reintroducendo un metodo per affrontare le crisi esistenziali che affliggono molti di noi [in quanto] apre la porta interiore verso luoghi a cui di solito non abbiamo accesso’ ( Rex E., p.28): la nostra Coscienza interna. La sua rimozione – determinata dall’imprinting specifico della nostra cultura occidentale – influisce sul senso di identità dell’adulto: qualsiasi esperienza interiore che non è parte della realtà da tutti condivisa, viene relegata in una consapevolezza inconscia, o comunque rimane separata dalla identità di noi stessi con la quale entriamo in contatto col “mondo”.
La percezione che ho avuto - rispetto alla madre del secondo caso presentato - infatti, era che quando si relazionava con qualcuno, l’esperienza spontanea di
scambio col figlio venisse rimossa in uno spazio subliminale parallelo: cessava di esistere. Quando ho invece creato per lei – parlandone - l’interconnessione tra le due dimensioni di coscienza interna ed esterna, mettendone in relazione gli ambiti di esperienza , ha senza difficoltà “ripescato” e saputo parlare del vissuto quotidiano della propria Coscienza interna. Senza il “portale” di integrazione, non l’aveva presente.
Ho l’impressione che molte madri avrebbero parecchio da raccontare rispetto ad una gravidanza divisa tra questi due mondi paralleli. Quello di un assorbimento in un dialogo interno con il bambino - frequente od occasionale, subliminale o cosciente, a seconda della capacità di contatto interiore sviluppata dalla madre – in gravidanza potenziata dalla risonanza con le onde cerebrali del feto – e quello esterno, creato dalla rete di comunicazioni familiari e sociali, e, purtroppo, anche dal contesto comunicativo che si instaura nei controlli di gravidanza e nella maggior parte dei corsi di preparazione al parto. Questo secondo mondo è l’oggetto di attenzione della mente vigile, che sostiene la coscienza esterna di relazione: gli schemi mentali di interazione e performance del quotidiano.
Ognuna delle due dimensioni di coscienza si interrompe e riprende su un proprio continuum, allineato ad una specifica focalizzazione mentale. Le due attenzioni sono governate da diverse tipologie e paradigmi di funzionalità elettrica con cui si attiva il cervello.

ATTIVITA’ ELETTRICA DEL CERVELLO E MODALITA’ DI ATTENZIONE

L’attività elettrica della coscienza vigile funziona in onde elettriche beta, emesse principalmente dalla corteccia, specializzata nell’elaborare le informazioni che prevengono dal “mondo esterno”, mentre regola le risposte motorie atte ad assumerne il controllo operativo. E’ la funzionalità ad elevata frequenza (14 hertz) e bassa potenza: il ritmo della concentrazione e dello stress operativo, in cui le onde cerebrali si attivano in modo disorganizzato e irregolare, nelle aree motorie e sensoriali specializzate.
La funzionalità delle onde teta , che vibrano ad una frequenza tra i 4 e i 7 hertz, e delta - ancora più lente e di energia più alta - è ancora poco conosciuta. Viene descritta come governata dalla centralina del talamo, che emette onde lente sincronizzate, attraverso le quali le aree cerebrali si collegano e si armonizzano. E’ conosciuta come lo stato di riposo del sonno profondo, che porta benessere, rilassamento, e soluzioni creative ai problemi, che la coscienza vigile non e’ in grado di risolvere (“dormiamoci sopra”).
Rivista Italiana online "La Care" Vol 2 No 1 anno 2014
Chiara Sozzi - pagina 6 >>
biblio
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