Responsabile scientifico: Dr. A. Giustardi
Consulente:
Dr. A. Giustardi
Ormai è universalmente riconosciuto che l’allattamento al seno comporta per il neonato enormi vantaggi sia dal punto di vista nutrizionale, sia per ciò che concerne la protezione verso le malattie. Il problema si pone però quando la madre durante l’allattamento si trova nella necessità di assumere farmaci, anche per la soluzione di piccole patologie comuni.
A causa di un retaggio del passato ancora difficile da superare, per lo stretto rapporto di dipendenza che si istaura fra il bimbo e la madre, l’allattamento è caratterizzato da un atteggiamento estremamente prudente della madre finalizzato alla salvaguardia della salute del neonato. Ciò porta a sviluppare, verso i farmaci in generale, un rifiuto a priori, che non è spesso giustificato dal punto vista clinico-scientifico e che si traduce frequentemente in un peggioramento della qualità della vita della madre.
L’obiettivo che si dovrebbe raggiungere è quello che consenta di trovare un giusto equilibrio fra qualità di vita della madre e sicurezza per il bimbo, per non far vivere il periodo di allattamento come una condizione patologica.
La necessità da parte della madre di assumere un medicinale, è infatti, frequentemente accompagnata da un’estrema preoccupazione della stessa per i possibili effetti collaterali che ciò può provocare nel lattante e può, in determinate situazioni, portare addirittura ad un’inutile sospensione dell’allattamento se la terapia viene giudicata necessaria per la madre, ma incompatibile con l’allattamento del bimbo.
Qualora si verifichi durante l’allattamento un problema di salute della madre sarà opportuno in ogni singolo caso, valutare in una determinata classe di farmaci quale sia il più sicuro durante l’allattamento, il medico suggerirà alla madre le corrette modalità di somministrazione dello stesso, anche in relazione alle esigenze di nutrizione del figlio e considererà la possibilità di ricorrere ad alternative farmacologiche, se sono disponibili o se il problema è transitorio o tollerabile.
Per molti farmaci in uso da tempo o per i quali siano stati fatti studi specifici, l’impiego in concomitanza con situazioni particolari come l’allattamento è spesso consolidato nella pratica clinica e perciò non comporta particolari problemi.
In altri casi, la disponibilità di formulazioni ad uso pediatrico di farmaci che possono essere impiegati anche nella madre che allatta consente di conoscere approfonditamente anche quali possono essere i potenziali rischi legati all’esposizione del lattante al farmaco che assume la madre.
In tutti gli altri casi, per giudicare correttamente se un farmaco possa risultare compatibile con l’allattamento al seno, risulta comunque utile effettuare una valutazione preliminare delle sue caratteristiche farmacocinetiche e del suo meccanismo d’azione, al fine di conoscere se il farmaco passa nel latte e in quale misura, se è assorbito in maniera significativa dal lattante e se può dare effetti negativi sul lattante.
Verifichiamo ora singolarmente le caratteristiche farmacocinetiche di un farmaco.
A titolo esemplificativo si possono citare il ceftriaxone, la cui biodisponibilità orale è talmente bassa da dover essere somministrato per via parenterale o il lattulosio, che, per il suo specifico meccanismo d’azione, non viene assorbito dopo somministrazione orale.